Docenti e ATA: PENSIONE A 60 anni con RISCATTO GRATUITO della LAUREA, STOP a TRATTENUTA ENAM 1% mensile e ABOLIZIONE della TRATTENUTA 2,5% TFR: queste le 3 IMPORTANTISSIME PETIZIONI lanciate da ANIEF
- La Redazione
- 2 giorni fa
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Docenti e ATA: riportare la pensione a 60 anni per il comparto istruzione e ricerca con riscatto gratuito della...

Anief, da sempre attenta ai bisogni dei docenti e del personale Ata, con maggiore attenzione con chi ancora non è stabilizzato, ha avviato tre specifiche azioni che stanno riscontrando molto successo tra i lavoratori della scuola.
Marcello Pacifico, leader del sindacato, ha spiegato le ragioni per le quali ha deciso di avviare tre diverse petizioni: “come sempre per il nostro sindacato sono importanti e fondamentali il parere e il consenso di docenti e personale Ata. Al fine di tutelare il loro operato abbiamo lanciato tre diverse azioni che mirano da una parte a ristabilire i diritti e dall’altra a rendere i lavoratori partecipi del cambiamento. Con la prima petizione, abbiamo pensato di dire stop alla trattenuta ENAM 1% mensile per docenti scuola infanzia e primaria; con la seconda petizione, di riportare la pensione a 60 anni per comparto istruzione e ricerca e di stabile il riscatto della laurea gratuitamente; la terza petizione, di abolire la trattenuta 2,5% TFR e rimetterla a carico dello Stato”.
Ecco di seguito le tre petizioni lanciate da Anief:
Prima petizione
Stop a trattenuta ENAM 1% mensile per docenti scuola infanzia e primaria
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L’ENAM era l’ente di assistenza magistrale per la scuola primaria e dell’infanzia il cui posto, alla soppressione, è stato preso dall’INPDAP, poi inglobata dall’INPS.
La trattenuta ENAM, obbligatoria, risale ad un decreto del 1947 che preleva l’1% dell’80% dello stipendio per tutto il personale della scuola primaria e dell’infanzia, e continua a permanere nonostante la soppressione dell’INPDAP.
La petizione vuole sollecitare il Parlamento a rendere facoltativa tale trattenuta legata a fini solidaristici e scelte personali che devono essere prese liberamente dal personale scolastico della scuola primaria e dell’infanzia.
Seconda petizione
Riportare pensione a 60 anni per comparto istruzione e ricerca e riscatto laurea gratuito
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La presente petizione vuole riconoscere al personale docente e scolastico, a tutto il personale del comparto istruzione e ricerca, la stessa finestra per la pensione di limite anagrafico a 60 anni prevista per il personale delle forze militari (d.lgs. 66/2010) e di polizia (d.lgs. 334/2000), con la possibilità, a domanda, di permanere in servizio anche con compiti di tutoraggio e orientamento per i neo-assunti, con incentivi, fino a 67 anni.
La petizione chiede per il personale docente e scolastico e per tutto il personale del comparto istruzione e ricerca (atenei, enti di ricerca, conservatori e accademie) anche lo stesso riscatto gratuito degli anni universitari di valore legale della laurea, previsto per gli ufficiali delle forze militare dall'art. 32 eel DPR 1092/1973, in quanto titolo di accesso alla professione.
L'ultimo rapporto dell'ARAN sull'età anagrafica dei dipendenti della pubblica amministrazione nel 2021 conferma il progressivo invecchiamento del personale docente e scolastico, e in generale del comparto istruzione e ricerca, rispetto all'attuale riforma delle pensioni che prevede il pensionamento dopo quasi 44 anni di contributi o il limite anagrafico di quasi 68 anni di età.
Il personale docente e scolastico della scuola italiana è il più vecchio in Europa e nel mondo, per il 77,4% è di sesso femminile.
235.741 unità erano in servizio a scuola nel 2021 con un'età over 60 (18 6%), a dispetto di quanto avveniva nelle forze di polizia con 2.296 unità (0,8%) e nelle forze armate con 186 unità (0,1%), in ragione della specificità dell'ordinamento militare, del rischio, ma a dispetto del burnout che non è riconosciuto agli insegnanti e a tutto il personale scolastico.
Per superare il gap generazionale tra studenti e insegnanti, svecchiare il corpo docente, intervenire sul burnout, invogliare agli studi universitari, pertanto, il sindacato Anief ritiene necessario modificare le norme sull'accesso alla pensione e sul riscatto gratuito degli anni di formazione del personale docente e scolastico e in generale di tutto il comparto istruzione e ricerca. Il tuo supporto può spingere il Governo e il Parlamento a cambiare la norma anche per superare i rilievi opposti dalla Consulta nella sentenza n. 270/2022 per i Funzionari delle forze di Polizia, e a far riconoscere la professionalità e la peculiarità del lavoro del corpo insegnante e di tutto il personale scolastico e del comparto istruzione e ricerca.
Terza petizione
Abolire la trattenuta 2,5% TFR e rimetterla a carico dello Stato
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Dopo la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, la legge n. 448/1998, recante “Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo”, demanda a un DPCM la definizione della struttura retributiva e contributiva dei dipendenti pubblici che passano a partire dai neo-assunti dal 1 gennaio 2001 dalla vecchia liquidazione, il precedente regime del TFS (trattamento di fine servizio) con aliquota maggiore e trattenuta del 2,5% o dell’IBU (indennità di buonauscita) al regime del TFR (trattamento di fine rapporto) con aliquota del 9,41 e trattenuta del 2,5% su 80% dello stipendio, non previsto per i lavoratori privati dall’art. 2120 del Codice civile.
I dipendenti degli Enti pubblici non economici, invece, alla cessazione del rapporto di lavoro hanno diritto a una indennità di anzianità (IA) a totale carico dell’Ente datore di lavoro e disciplinata dalla legge n. 70/1975.
La petizione, lanciata dal presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, vuole sollecitare il Governo ad abolire la trattenuta del 2,5% TFR per i neo-assunti dal 2001 e rimetterla integralmente a carico dello Stato quale datore di lavoro, per garantire la parità di trattamento tra tutti i lavoratori del pubblico impiego e tra questi e quelli del settore privato, attraverso un intervento legislativo che realizzi anche quanto auspicato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 213/2018, per “salvaguardare la parità di trattamento contrattuale e retributivo, nel perimetro tracciato dalla contrattazione collettiva e dalla necessaria verifica della compatibilità con le risorse disponibili. Tale principio di parità di trattamento si pone a ineludibile presidio dello stesso diritto a una retribuzione sufficiente e proporzionata”.
di VALENTINA TROPEA
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