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Crepet: "Questi non sono tempi moderni, sono tempi sbagliati' - la tecnologia ha rubato le nostre paure più belle"

Paolo Crepet denuncia l'effetto della tecnologia sulle emozioni e sulle relazioni umane, invitandoci a riscoprire i valori autentici...

Cosa succede quando la tecnologia invade ogni aspetto della nostra vita, trasformando anche le nostre emozioni in qualcosa di digitale? Viviamo in un mondo in cui, spesso, è più facile esprimere i nostri sentimenti dietro uno schermo che di persona. Ogni giorno, la nostra interazione con le macchine ci fa sentire più connessi, eppure sempre più distanti gli uni dagli altri.

Ma cosa rischiamo davvero in questo nuovo mondo che si sta costruendo? Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, lancia un allarme: senza un cambiamento nei nostri valori e nei nostri rapporti, potremmo trovarci a vivere in un futuro privo di emozioni autentiche, dove le macchine governano mentre noi restiamo spettatori. È davvero questo il futuro che vogliamo? Come afferma Crepet, il mondo oggi è cambiato, si sono aperte davanti a noi innumerevoli opportunità che purtroppo non vengono impiegate al meglio : «Oggi è cambiato il mondo. Abbiamo davanti a noi scenari che nessuno avrebbe potuto immaginare sul futuro dell’Occidente, delle libertà, della democrazia, dell'intelligenza artificiale. Sono sfide pazzesche a cui noi cittadini di questa parte del pianeta non possiamo farci trovare impreparati».



Come suggerisce il sociologo non possiamo farci trovare impreparati ad affrontare le sfide che la nuova tecnologia ci pone davanti, ma come possiamo ottenere una giusta preparazione?  Dobbiamo poter conoscere prima di tutto i nostri limiti. Non possiamo cullarci solo sull'aiuto che la tecnologia ogni giorno ci offre, perché quest’ultima in un tempo non troppo lontano si sostituirà quasi del tutto a noi, impadronendosi completamente delle nostre vite, a tal proposito Crepet afferma:  «Noi adulti dobbiamo porci la domanda su cosa vogliamo fare. La comfort zone vuole dire consegnarci a un mondo fatto da altri. Non è una questione ideologica. O ripensiamo alle nostre relazioni, al nostro mondo, oppure avremo davanti scenari inimmaginabili. Nei giorni scorsi Sam Altman al Corriere della sera ha dichiarato, che entro l’estate 2027 l’intelligenza artificiale sarà notevolmente superiore a quella umana. Ha ragione? Magari sbaglia di qualche mese, ma non credo si tratti di cretinate. Lui racconta quello per cui è stato pagato».

Per cui siamo solo noi gli unici responsabili del nostro futuro. Possiamo ancora intervenire in questo scenario attuando una rivoluzione dei sentimenti e andando alla riscoperta di principi e ideali, Crepet aggiunge: «Possiamo lasciare fare, ci sediamo comodi, stiamo fermi e il mondo sarà fatto da altri. Io non vorrei essere distopico, passare per l’Orwell dell’ultima ora, ma non me la sento di ignorare. L’alternativa è fare una sorta di rivoluzione, andando alla scoperta dei valori. A partire da quelli educativi». Educare all’affetto, all’amore, al rispetto è tutto ciò che dobbiamo fare per non rimanere inermi davanti ad un mondo fatto solo di macchine e linguaggi criptati. L’unico linguaggio che può salvare la nostra società è quello che parla di valori ed emozioni. Paolo Crepet, afferma: «Dipende da quale parte di mondo guardiamo. Noi siamo pochi, siamo appena mezzo miliardo, ma nel mondo ce ne sono altri sette, sette e mezzo. Io vedo una grande immaturità, una scarsità di idee, di novità.


Negli anni Cinquanta Michelangelo Antonioni venne a Costa Paradiso a girare “Deserto rosso”, un film rivoluzionario con una straordinaria Monica Vitti, che si faceva portavoce della teoria della incomunicabilità. Oggi siamo arrivati proprio a quel punto. Ognuno col proprio device, per il resto tutti muti. Viaggio spesso in treno e lo scenario è sempre lo stesso, da Bolzano a Ragusa. Un tempo vedevo la gente leggere un giornale o un libro. Oggi nessuno fa neanche più telefonate. Tutti mandano messaggi, video, filmati. Siamo davanti a un cambiamento antropologico. Non mi si dica che sono i tempi moderni, questi sono tempi sbagliati».


Come racconta l’esperto la tecnologia ha rubato tutte le nostre pause più belle, non siamo più capaci di goderci un tramonto senza prima averlo postato sui social, non siamo più in grado di saper ascoltare la voce dell’altro in una chiamata al telefono abbiamo preferito a questo la velocità di un messaggio, siamo sempre online sui social ma poco attivi nella vita vera, piena che sa regalarci davvero paesaggi unici. Questi tempi non sono moderni, sono sbagliati.


Sbagliato prima di tutto è il modo nel quale facciamo uso della tecnologia. Crepet a tal riguardo spiega il suo rapporto con la tecnologia e ci lascia un piccolo suggerimento : «Ci sono quasi senza esserlo, ed è il consiglio che do a chiunque. Si può stare sui social senza perdere un minuto della propria giornata. Io non ho un'opinione tranchant, per cui sono belli o sono brutti. A fare la differenza non è lo strumento in quanto tale, ma solo quello che cerchiamo noi». Dobbiamo dunque interrogarci su come stiamo vivendo questo momento storico. La tecnologia ha senza dubbio portato enormi vantaggi, ma se non siamo attenti, rischiamo di perderci nel suo abbraccio, dimenticando ciò che rende uniche le nostre vite: le emozioni, i valori, le relazioni umane. Come ci avverte Crepet, la scelta è nostra: possiamo rimanere spettatori passivi di un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, oppure possiamo intraprendere una ‘rivoluzione dei sentimenti’, riscoprendo la bellezza dei legami veri, del rispetto e dell’amore. Ognuno di noi ha il potere di cambiare la propria realtà. Iniziamo a dare valore alla presenza, alla connessione autentica con gli altri. Non lasciamo che le macchine e i dispositivi sostituiscano la nostra capacità di emozionarci, di ascoltare e di condividere. È il momento di fermarsi, riflettere e agire. La vera sfida non è solo quella di adattarci al cambiamento, ma di farlo con consapevolezza, senza perdere di vista ciò che ci rende umani.



di NATALIA SESSA

EDUCAZIONE
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