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Carta docente, il tribunale di Roma si pronuncia ancora positivamente rispetto a un precario difeso da Anief. Pacifico: “la formazione è un diritto-dovere”

"Il tribunale di Roma fa ottenere a un altro precario un risarcimento relativo alla mancata assegnazione della Carta docente, indispensabile... "


Ancora una sentenza, ancora una vittoria: il tribunale di Roma fa ottenere a un altro precario un risarcimento relativo alla mancata assegnazione della Carta docente, indispensabile alla formazione di chi insegna. Il ricorrente, difeso dagli avvocati della rete Anief Salvatore Russo, Nicola Zampieri, Giovanni Rinaldi, Walter Miceli e Fabio Ganci, ha ottenuto il corrispettivo per i due anni in cui ha prestato servizio da supplente.


Come si legge dalla sentenza, si “accerta e dichiara il diritto del ricorrente ad usufruire della carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente ex art 1 comma 121 della Legge 13.07.2015 n.107, per gli anni scolastici 2019/2020, 2023/2024 per l’importo di €500,00 annui e condanna l’Amministrazione convenuta a mettere a disposizione della parte detta carta (o altro equipollente) per poterne fruire nel rispetto dei vincoli di legge. Condanna il Ministero convenuto al pagamento delle spese di lite in favore di parte ricorrente che liquida in €337,05 per compensi, oltre spese generali (15%), e oltre IVA e CPA da distrarsi in favore dei difensori di parte ricorrente dichiaratisi antistatari”.


“Ancora una volta – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – un giudice del lavoro, sollecitato dagli avvocati che operano per il nostro sindacato, dopo avere studiato la normativa e i numerosi precedenti giudiziari, giunge alla stessa conclusione della Corte di Giustizia Europea: la card da 500 euro annue per l’aggiornamento professionale previsto dalla Legge 107 del 2015 va assegnata anche a chi svolge più di 150 giorni di supplenze nell’anno scolastico. Dunque presentando ricorso gratuito con Anief si ottiene un doppio importante obiettivo: fare rispettare i propri diritti calpestati e recuperare fino a 3.500 euro più interessi, sempre a patto che si presenti l’istanza al giudice entro cinque anni dalla stipula del contratto a tempo determinato”.


di LA REDAZIONE



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