SCUOLA: CHAT A “LUCI ROSSE” COINVOLTI 150 MINORENNI, IL PRESIDE “LA PRIMA VOLTA CHE SI VERIFICA UN FATTO SIMILE”
- La Redazione
- 1 giorno fa
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La tecnologia, lasciata senza guida, può diventare uno strumento di abuso, e non di crescita. La pronta collaborazione tra scuola e famiglia ha...

Sappiamo ormai quanto la tecnologia sia entrata con prepotenza nelle nostre vite, in modo spesso silenzioso e subdolo. Ma quando arriva a violare l’innocenza dei più giovani, occorre fermarsi a riflettere. È quanto accaduto recentemente in Abruzzo, dove oltre 150 studenti minorenni sono stati coinvolti in un gruppo WhatsApp dai contenuti esplicitamente pornografici e violenti.
Il caso è emerso grazie alla segnalazione di alcuni genitori, allertati dai figli stessi dopo essersi ritrovati, spesso loro malgrado, all’interno della chat. Il gruppo, chiamato “Aggiungeteee”, era stato creato il 10 maggio da un amministratore al momento ignoto. L’unica “regola” scritta nella descrizione era chiara: “Aggiungere più persone possibili”. Sulla chat di gruppo venivano inoltrati contenuti pedopornografici, video e immagini violente di minori frequentanti le scuole primarie e medie.
Un terreno pericoloso, dove la curiosità adolescenziale rischia di trasformarsi in trauma e vulnerabilità. Immediata la reazione del dirigente scolastico, che ha diffuso una circolare urgente a tutte le classi coinvolte e ha dichiarato l’intenzione di sporgere denuncia alla Polizia Postale. “È la prima volta che si verifica un fatto simile”, ha commentato, visibilmente scosso.
Nel documento diffuso alle famiglie si legge che alcuni studenti hanno riferito di essere stati inseriti nella chat a loro insaputa, trovandosi poi esposti a una valanga di contenuti inappropriati. Da qui l’invito pressante ai genitori a controllare i dispositivi digitali dei propri figli, conservare eventuali prove e denunciare il fatto alle autorità competenti.
Questo episodio mette in luce un problema che non può più essere ignorato: la fragilità digitale dei minori. Se da un lato vivono immersi nella connessione perenne, dall’altro non sono pronti – e spesso nemmeno protetti – per affrontarne i pericoli. La tecnologia, lasciata senza guida, può diventare uno strumento di abuso, e non di crescita.
In questo caso, la pronta collaborazione tra scuola e famiglia ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. Ma resta una domanda aperta, rivolta a noi adulti: stiamo davvero vigilando sul modo in cui i nostri figli abitano il mondo digitale?
di Natalia Sessa