Senza un intervento in extremis del prossimo Governo, dal 1° gennaio 2023 la Legge Fornero tornerà pienamente in vigore: venuta meno anche Quota 102, il risultato è che l’anno prossimo si potrà andare in pensione a 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi oppure dopo 42 anni e dieci mesi di contribuzione (un anno in meno per le donne). Gli unici a potere anticipare i tempi di uscita dal lavoro saranno i dipendenti appartenenti a determinate categorie professionali, ritenute particolarmente stressanti: all’interno di questo novero, occorre includere tutti i lavoratori della scuola e non solo i docenti maestri a contatto con gli alunni più piccoli, già comunque giustamente considerati.
“In un punto specifico del manifesto Anief del 25settembre – spiega il suo presidente Marcello Pacifico - chiediamo un intervento immediato e specifico per il personale scolastico: a 63 anni in media nella scuola si va in pensione in tutti i Paesi dell'area Ocde, in Italia a 67 anni. E questo non è più tollerabile. L’insegnamento è vissuto come il lavoro con io più tasso di burnout nel pubblico impiego, c’è necessità estrema di una ‘finestra’ ad hoc per questo personale, in alta percentuale costretto ad affrontare patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro e a rimanere in servizio fino alla soglia dei 70 anni. A questo scopo – conclude pacifico – ricordiamo che per lavorare nel pubblico impiego la formazione universitaria è ormai praticamente obbligatoria e deve essere riconosciuta come contribuzione gratuita dallo Stato, come anche chiesto in più occasioni dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico”.
LA PROPOSTA
Alcune settimane fa nel corso del 57° congresso Federspev, Marcello Pacifico, in qualità di segretario organizzativo Confedir, ha anche detto che è giunta l’ora di “introdurre assegni allineati all'inflazione e liquidazione immediata TFS/TFS e anticipo di un anno per le mamme. Inoltre, è indispensabile che per professioni logoranti e con un’alta percentuale di burnout, come i lavoratori di Scuola e Sanità, si riconosca lavoro usurate e quindi l’uscita anticipata attorno ai 60 anni di età senza decurtazioni. C’è urgenza di approvare anche delle deroghe, a partire dal 1° gennaio 2023: ne va di mezzo la qualità del servizio pubblico”. Il sindacato si è infine detto favorevole a tutte le proposte che intendono superare la Legge Fornero introducendo Quota 100 o 102 "flessibile", come quella di Antonello Orlando, esperto della Fondazione studi consulenti del lavoro.
I PUNTI CONFEDIR
·Separazione tra previdenza e assistenza.
·Mantenimento del sistema misto fino alla naturale conclusione.
·Abolizione dell’aspettativa di vita e delle finestre sia per la pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia.
·Pensione anticipata per tutti, uomini e donne, con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età e senza penalizzazioni.
·Per le donne con figli bonus di 9 mesi per ogni figlio con un massimo di due da valere sia perla pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia.
·Pensione di vecchiaia anticipata a 66 anni.
·Flessibilità in uscita anticipata a partire da 62 anni di età, con penalizzazione del 1,5%per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 anni.
·Analogamente alla flessibilità di uscita anticipata possibilità di restare al lavoro oltre i 66 anni e fino a 70 con un incremento del 1,5% annuo.
·Rendere definitivi gli istituti di Opzione Donna e Ape Sociale.
·Implementazione della pensione integrativa con benefici fiscali fino al 50% di quanto versato.
·Pensione di garanzia per giovani, donne e per chi svolge lavoro di cura.
·Per i dipendenti pubblici erogazione del TFR/TFS entro sei mesi dalla cessazione del rapporto del lavoro.
·Flessibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro senza penalizzazioni per casi particolari di disoccupazione, lavori usuranti, malattia e invalidità.
·Riscatto agevolato della laurea con costi dimezzati del 50% e benefici fiscali fino al 50% di quanto versato; oppure, in alternativa, contribuzione figurativa del corso legale degli studi universitari.
·Coefficienti di trasformazione rivalutati in aumento. Inoltre, per i già pensionati che sono la categoria più fragile e che stanno subendo più di tutti gli effetti della crisi:
·Indicizzazione al 100% delle pensioni in seguito all’inflazione reale.
·Estensione della no tax area fino a 10.000 €, eliminazione delle addizionali regionali e comunali per redditi imponibili fino a 30.000 € e dimezzamento per redditi imponibili da 30.000 a 40.000 €.
di CLAUDIO CASTAGNA
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