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Incontro MUR e sindacati, urge stabilizzare chi ha 36 mesi di servizio, il DDL come proposto genera nuovo precariato. Per Anief bisogna dare la giusta risposta, assumere a tempo indeterminato

Aggiornamento: 17 gen

"Oggi si è svolto il primo tavolo tecnico concordato prima delle festività natalizie. All’ordine del giorno il Ddl 1240 di interesse dei settori Università, Ricerca e Afam e precariato della..."

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Oggi si è svolto il primo tavolo tecnico concordato prima delle festività natalizie. All’ordine del giorno il Ddl 1240 di interesse dei settori Università, Ricerca e Afam e precariato della ricerca. Riguardo al DDL il MUR si è reso disponibile ad ascoltare le osservazioni al testo in discussione al Senato. Tutte le organizzazioni sindacali hanno sostanzialmente contestato i contenuti del DDL che, così come proposto, genera nuovo precariato senza proporre forme contrattuali più tutelate, ma addirittura per certi versi peggiorative rispetto alle attuali. Anief ha evidenziato la necessità di un serio approfondimento sul tema del reclutamento e del preruolo, da declinare in modo diverso tra i tre diversi settori.

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Per Anief hanno partecipato all’incontro Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, Roberto Papi, capo dipartimento Ricerca, Antonio Natale, membro del dipartimento Università. Sono state illustrate alcune proposte emendative suggerite, che verranno inviate come memoria.

Nel corso del suo intervento, il leader Anief, ha elencato le richieste del sindacato rispetto al Ddl 1240: “bisogna ristabilire la figura del ricercatore a tempo indeterminato. Pensare che l’attuale Rtt e l’ex Rtdb possano avere la chiamata diretta per un contratto a tempo indeterminato; quindi, bisogna ripristinare la figura del ricercatore, così da dare una prospettiva nuova anche ai nuovi ricercatori. Per quanto riguarda i contratti di ricerca: se è un contratto si tratta di un lavoro subordinato e bisogna dunque disciplinare ferie, permessi, ecc.” ha detto Pacifico.

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“Bisogna pensare che dopo 3 anni di servizio i lavoratori devono essere stabilizzati. Per quanto riguarda il contratto di ricerca, chiediamo nella prossima tornata contrattuale di modificare e definire la parte giuridica del contrattista. Per quanto concerne gli enti di ricerca: abbiamo già forme che rispondono alla loro esigenza, trattarli entro il 1240 è uno sbagliato. Bisogna ricordare che ci sono altre forme di precariato, come nel caso dei tecnologi: ci sono tecnologi che hanno anni di precariato tali che si potrebbe prevedere di stabilizzarli all’interno dell’ateneo, dobbiamo completare quella riforma”, ha aggiunto il sindacalista autonomo.

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Per gli EPR, Anief ha ribadito la richiesta di espungerli dai destinatari del provvedimento e ragionare su un intervento normativo specifico che tenga in considerazione anche il Dlgs 218/16. Ci auguriamo che la posizione contraria delle organizzazioni sindacali convinca il legislatore a rivedere il testo e soprattutto gestire separatamente i percorsi di reclutamento degli addetti alla ricerca dei tre settori del comparto.

“La riforma Pnrr aveva l’esigenza per contrastare la precarietà per lavoratori di Università, Ricercar e Afam. leggo alcuni dati: al Cnr abbiamo 4mila ricercatori di ruolo, 2.700 precari, di cui 1.400 con 36 mesi di servizio che potrebbero chiedere la stabilizzazione. La risposta bisogna darla, stabilizzando”, ha concluso il presidente dell’Anief.

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di LA REDAZIONE

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