Bruzzone: "La scuola non può crescere i tuoi figli, educare non è istruire, è la famiglia che trasmette i valori essenziali per vivere nel mondo. La scuola ha il suo ruolo ma non può sostituirsi"
- La Redazione

- 23 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 ott
Secondo Bruzzone, la scuola da sola non può formare i figli: quando genitori e insegnanti confondono i ruoli, a pagarne le conseguenze sono soprattutto gli studenti. Scopriamo perché...

Scuola e famiglia sono i due pilastri della crescita e della formazione degli studenti, ma quando si tratta di responsabilità da assumersi il filo sottile che tiene separate queste due sembra non esserci e i ruoli, per aspettative implicite, si confondono. Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, torna a parlare di educazione tracciando le linee guida sui ruoli di scuola e famiglia.
L’esperta attribuisce alla famiglia il ruolo primordiale dell’educare, di guidare, di insegnare cosa è giusto e cosa non lo è. A tal proposito afferma: “La scuola può e deve educare, ma non può sostituirsi alla famiglia nel trasmettere quei valori essenziali che insegnano a stare al mondo: il rispetto, la pazienza, il senso del limite, la gestione della frustrazione”. A scuola i giovani devono arrivare già preformati, strutturati, devono aver assorbito gran parte delle buone maniere e del rispetto per l’altro. I genitori a volte proiettano queste responsabilità, questo bagaglio emozionale e di esperienze alla scuola e l’esperta è del tutto in disaccordo.
La scuola non potrà mai andare a sanare quelle fratture e lacune che si sono andate a creare in una famiglia. Non può perché non possiede i mezzi. È proprio del ruolo genitoriale e “Quando questi pilastri mancano, ogni intervento scolastico — per quanto creativo, empatico o strutturato — diventa una toppa su un tessuto fragile” dichiara l’esperta. Le famiglie non devono essere perfette, devono essere presenti ed è tutto ciò che occorre ad un figlio. Saper di poter contare su qualcuno, sapere di avere un porto sicuro.
Continua Bruzzone: “Ho incontrato alunni straordinari, capaci di empatia, responsabilità e spirito critico, e spesso ho scoperto che alle spalle avevano famiglie presenti, non perfette, ma consapevoli del proprio ruolo educativo”. Quando gli insegnanti si trovano studenti con una famiglia sana, come dichiara l’esperta “consapevole del proprio ruolo educativo”, non c’è rischio di malintesi e di confondere ruoli. Quando uno studente deve rimettersi in carreggiata sia dal punto di vista educativo che dal punto di vista di rendimento scolastico, non c’è difficoltà tra le due parti, perché ognuna, famiglia e scuola, ha il suo ruolo, saprà come intervenire ed insieme salveranno quello studente.
Ma c’è anche l’altro lato della medaglia, come afferma l’esperta: “Ho incontrato anche bambini smarriti, con adulti assenti o troppo impegnati a delegare alla scuola il compito di crescere un figlio. In quei casi, il lavoro dell'insegnante diventa anche quello di rimettere insieme pezzi, di offrire un esempio, una parola, una presenza, empatia, che compensi — per quanto possibile — un vuoto educativo”. Questo scambio di ruoli non fa bene prima di tutto allo studente che inizierà a domandarsi “chi è il mio punto di riferimento? chi è il mio educatore ?” e certamente la risposta a questa domanda non può essere la scuola, o meglio, la scuola c’è per darti un istruzione scolastica anche per insegnarti la convivenza in aula, ma in quell’aula uno studente deve arrivare con una buona base data dai genitori.
Questi ultimi non possono delegare alle insegnanti anche questa responsabilità. Altrimenti vengono meno valori imprescindibili come collaborazione, condivisione e lealtà. “Ritengo che uno dei grandi malintesi del nostro tempo sia la convinzione che educare significhi istruire. Ma educare è, prima di tutto, accompagnare alla vita. E questo compito, imprescindibilmente, comincia tra le mura di casa” conclude Bruzzone.
di NATALIA SESSA






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Sono d'accordo con lei , dottoressa, mia figlia ne ha avuto a noi due, com'è esempio, e nonostante che lei ha dovuto lavorare per arrivare un medico chirurgo, specializzando in anatomia patologica, il nostro sostegno per la scuola e per un comportamento molto integro , lo ha portato di avere in finale, una bellissima soddisfazione; per primo a lei e anche per noi due come genitori.
Pienamente d'accordo su quello che ha detto Bruzzone e faccio pure presente che questa situazione è portata dai genitori che per impegni lavorativi non hanno tempo da dedicare e anche perché lavorando vogliono avere il tempo per se stessi,dallo stato perché se ne frega altamente delle scuole delegando i dirigenti scolastici a prendersi le loro libere scelte di come gestire le scuole infatti se vogliamo guardarci intorno le scuole sono diventate carceri minorile in quanto prendono i bambini alle ore 8 e li restituiscono alle 16.30 a casa anche a chi sceglie di mandare i propri figli alla scuola a tempo corto (uscita ore 12.45), dico ciò perché ho il figlio in prima a Siena dove il Dirigente ha pro…
Sono pienamente d'accordo accordo col ruolo che la famiglia deve avere, purtroppo il problema e alla base i genitori sempre impegnati a lavoro delegano nonni o baby sitter ad educare i figli a gestire la loro vita i figli diventano un pacco da gestire durante il giorno iscritti ad attività sportive solo per riuscire a gestire l intera giornata. I genitori sono ignari di ciò che accade a scuola amicizie dei figli, perché la sera a cenai si guarda la TV quando ci si ritrova insieme a tavola e invece di raccontarsi la giornata si sta al telefono o davanti alla play.