Il governatore del Veneto, Zaia, chiede a Draghi di prendere una decisione definitiva sulla riapertura delle scuole.
Luca Zaia, governatore del Veneto, si rivolge al presidente del Consiglio Mario Draghi per prendere una decisine definitiva sulla riapertura delle scuole: “Non cerco la rissa. Draghi parlerà domani, ed è fondamentale che capisca che le Regioni sono al fronte: si faccia dare il quadro dei territori, tutti noi vogliamo tenere aperta la scuola, ma non ci sono le condizioni. Ci chiedono di svuotare il mare con il secchio. Il secchio non perde acqua, ma ha una capacità limitata”.
Inoltre, Zaia chiede che si esprima il Comitato tecnico scientifico:“Come Regioni abbiamo chiesto il rinvio. Non voglio rompere nessun fronte, all’ultima riunione ho posto una questione che è stata messa nero su bianco: evitiamo di andare in ordine sparso, ma la comunità scientifica deve pronunciarsi e un rinvio di 15 giorni non vuol dire perdere il campionato. Il problema è che il risultato sarà che da lunedì avremo un sacco di classi in Dad, orari ridotti, ci trascineremo per una settimana e poi probabilmente si dovrà intervenire. Ci vuole una regia, ma qui i presupposti sono scarsi. E se le condizioni per aprire rimangono queste, senza ipocrisia: non siamo in grado di reggere”. Il governatore del Veneto sottolinea anche il fatto che da oggi sarà assente il 20- 30% del personale scolsatico perchè in quarantena, non vaccinati o malati.
Purtroppo la situazione che si prospetta non è delle migliori, è difficile trovare la giusta soluzione che consenta di gestire al meglio il problema.
Mentre continua il braccio di ferro fra il Governo e le Regioni sulla ripresa delle lezioni, nelle scuole ci si sta preparando al d-day del 10 gennaio (o del 13, a seconda dei casi).
Da più parti ci arrivano segnalazioni di scuole in cui anche oggi, domenica, dirigenti e insegnanti si stanno riunendo in videoconferenza per organizzare al meglio il lavoro dei prossimi giorni.
Una questione generale è relativa alle difficoltà che ci saranno in molte situazioni a causa delle assenze di docenti e collaboratori scolastici per quarantene e altre ragioni.
I problemi più complessi sembrano riguardare il primo ciclo.
In queste ore, per esempio, dirigenti e amministrativi sono all’opera per sapere se fra i bambini e le bambine dell’infanzia ce ne siano di positivi; le chat di insegnanti e genitori sono bollenti perché si sta cercando di raccogliere informazioni utili per evitare che già domattina ci si trovi di fronte a situazioni ingestibili.
Preoccupano molto le regole per le secondarie di primo e secondo grado dove sarà necessario individuare con precisione i casi di studenti positivi, in quanto – secondo quanto stabilisce il decreto legge 1/2022 – sarà possibile garantire l’attività in presenza a coloro che sono in regola con le vaccinazioni o che sono guariti dal Covid da meno di 120 giorni, mentre sarà necessario organizzare la DaD per gli altri.
Nelle scuole dove funzionano le mense sarà indispensabile già da domani organizzare l’attività in modo che sia garantito il distanziamento di 2 metri previsto dal decreto legge 1/2022.
Nell’infanzia e nella primaria (ma anche negli altri ordini di scuola) bisognerà prestare attenzione anche alle modalità con cui gli alunni consumeranno la merenda mattutina perché anche in questo caso ci vorrà un adeguato distanziamento.
Tutti problemi che devono essere chiariti e definiti prima che riprendano le lezioni ed ecco perché, laddove la riapertura è prevista per il 10 gennaio, docenti, dirigenti e personale Ata stanno lavorando anche oggi, domenica, per capire cosa fare domattina.
L’avvio, insomma, si preannuncia complicato e faticoso.
di ISABELLA CASTAGNA
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