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Più laureati in Italia ma si rimane lontani dalla media dell'UE, dati Istat. Pacifico (Anief): governanti e politici leggano a fondo questa analisi, necessarie politiche di sostegno a chi studia

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

"In Italia si riducono i Neet, anche se sono ancora tantissimi, in compenso aumenta la percentuale di giovani laureati: il divario con la media europea rimane però..."



In Italia si riducono i Neet, anche se sono ancora tantissimi, in compenso aumenta la percentuale di giovani laureati: il divario con la media europea rimane però ampio. Lo dice l’Istat, sottolineando come un titolo di studio elevato favorisca l’occupazione, soprattutto tra le donne, che però continuano ad essere penalizzate nel mondo del lavoro. Nello specifico, l’Istituto di statistica riferisce che in Italia lo scorso anno la quota di giovani tra i 25 e i 34 anni con una laurea ha raggiunto il 30,6%, in crescita rispetto al 29,2% dell’anno precedente. In Europa, tuttavia, la quota di laureati si attesta al 43,1%, con un incremento rispetto al 42% dell’anno precedente. Sempre l’Istat conferma che un titolo di studio elevato comporta un impatto positivo sul tasso di occupazione.



“Quanto espresso dall’Istat – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, impegnato in questi giorni a Terrasini per la Scuola estiva e una serie di iniziative formative organizzate del giovane sindacato autonomo – conferma quello che sosteniamo da tempo: occorre fare di tutto per incentivare i giovani a studiare e ad arrivare non solo al diploma ma anche alla laurea. Invece, non riusciamo a scendere sotto il 13 per cento di abbandoni della scuola senza arrivare mai alla maturità. E all’Università va una percentuale non alta di diplomati”.



“Le percentuali di dottori che sfornano gli altri paesi europei dovrebbe essere da stimolo ad incentivare le politiche di sostegno per chi studia, di personalizzazione della didattica, di ampliamento degli organici dei docenti e del personale Ata a supporto, delle risorse investite per l’Istruzione rispetto al Pil che continuano a rimanere oltre un punto sotto la media UE. Chi governa e fa politica in Parlamento farebbe bene a leggere a fondo questi dati emessi oggi dall’Istat”, conclude Pacifico.



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di LA REDAZIONE




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