Pellai: “Quando una figlia rieduca il padre”. La riflessione che riguarda molti genitori nel film di Checco Zalone
- La Redazione

- 2 ore fa
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Analizzando Buen Camino di Checco Zalone, Alberto Pellai riflette sul passaggio da uomo a padre, sul materialismo e su ciò che davvero serve ai figli per crescere...

Durante le feste natalizie nelle sale cinematografiche Italiane viene proiettato il nuovo film di Checco Zalone dal titolo “Buen Camino”. Un film che parla di adolescenza, di materialismo, di genitori assenti o presenti ma in maniera sbagliata, tutto ciò che la nostra società vive ormai da tempo. A proporci un'analisi del film è stato l’esperto di pedagogia Alberto Pellai secondo il quale si tratta di “film leggero che mostra aspetti che ci appartengono, che ci stanno appiccicati sul corpo e sul cuore, anche se facciamo di tutto per non mostrarli al mondo”.
Checco Zalone, noto attore e regista del grande schermo, ha le capacità, secondo il pedagogista, di “portare in scena personaggi improbabili che incarnano le fragilità e le contraddizioni della società contemporanea. La capacità di far sorridere raccontando una storia di paternità assente, una vicenda di adolescenza sofferente”. Da questa breve introduzione si può capire come una tematica così importante sia stata trattata con la giusta satira per far ridere sì ma soprattutto riflettere, continua Pellai: “Il protagonista è un padre apparentemente instupidito dalla sua ricchezza, ereditata e mai sudata. E’ un uomo che vive di forma, senza alcuna sostanza.
E’ la caricatura del successo senza percorso, della ricchezza senza merito, dell’apparire che si mangia l’essere. Sarà sua figlia adolescente a permettergli di invertire la rotta. Perché improvvisamente, quella figlia che ha tutto, si accorge di non avere niente. O meglio: teme di non essere niente. Così fugge e si mette in cammino lungo il percorso di spiritualità più “battuto” al mondo: il cammino di Santiago. E’ lì che il padre decide di andare e riprendersela”.
Da un lato quindi un padre che cerca di compensare l’amore mancato con oggetti materiali, lusso e ricchezza e dall’altro una figlia bisognosa di amore, cure, dedizione che tenta in tutto i modi di fargli capire ciò che vorrebbe davvero, andando addirittura dall’altra parte del mondo. Il riassunto perfetto di ciò che stanno vivendo i figli e i genitori della nuova generazione. Aggiunge l’esperto:
“E invece no, perché quella ragazza sta davvero cercando il senso profondo del suo esistere. E di un padre col parrucchino in Ferrari non ha alcun bisogno, anche se ha tremendamente bisogno di un padre. Così quel padre pupazzo diventa un papà vero giorno dopo giorno, camminando su un percorso fatto di natura e relazioni, di essenzialità e spiritualità. Si toglie il parrucchino, abbandona la Ferrari, si cambia abito. Gli accade quello che a molti uomini succede nel passaggio da uomo a padre: si evolve e si trasforma in “uomo vero”, attento a ciò che conta”.
I genitori spesso danno per scontato di conoscere alla perfezione i bisogni dei figli, ma ciò che non occorre mai dimenticare è che seppur “nostri figli” sono in realtà identità indipendenti, con ambizioni, sogni e paure diverse da quelle dei genitori e l’unico strumento che può fare da ponte è conversare con loro e osservarli. In questo film: “ il mito del sesso, del denaro, del successo vengono raccontati come maschere iconiche di un’umanità che ha profondamente perso la propria essenza. Si ride e si piange. A me è piaciuto in questo film la narrazione di un padre che viene ri-educato dal dolore di una figlia della quale si accorge di non sapere nulla. Alla quale deve imparare a stare accanto” afferma Pellai e conclude: “E’ un film che fa ridere, che fa piangere, che fa pensare. Che mette noi genitori davanti a due domande: tu sai chi sei veramente? Di tuo figlio che cosa hai capito davvero?”
Per te, lettore che ci segui: come risponderesti a queste domande? Cosa potrebbe aiutare la situazione tra genitori e figli che sta vivendo oggi la società contemporanea? Scorri in basso e raccontaci la tua esperienza nei commenti, anche in forma anonima. Condividere può aiutare altri a fermarsi, emozionarsi e ritrovare ciò che conta davvero.
di NATALIA SESSA






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