Galimberti: "Dobbiamo ritornare a vivere nel tempo della riflessione per ritrovare davvero noi stessi, perché è da lì che nasce un modo di vivere più sano"

Nel mondo veloce dei giovani manca il tempo per ascoltarsi: Galimberti spiega perché tornare alla riflessione è l’unico modo per ritrovare davvero se stessi...

Genitori e figli, figure legate in eterno da un filo invisibile eppure così diversi. Spesso abbiamo trattato l’argomento di come i genitori vorrebbero sempre figli obbedienti, disciplinati, sarebbero felici ad averli quasi remissivi davanti ai loro suggerimenti. Ma questo naturalmente non accade.

Arriva un momento della vita dove avviene un vero e proprio distacco, una personalità acerba sta prendendo vita e attraverso litigi, ribellioni e contrasti fa

di tutto per farla emergere. L’ambiente esterno, cultura e tempo influenzano inevitabilmente questi due mondi, il mondo dei genitori e il mondo dei figli. A tal proposito Umberto Galimberti, filosofo e saggista italiano, in un suo intervento sottolinea la differenza tra questi affermando: “I genitori sono vissuti in un mondo reale, i figli vivono in un mondo virtuale, sono mondi radicalmente diversi”. La prima differenza che pone l’esperto è quella su tempi e generazioni.

Genitori cresciuti in un tempo fatto di presenze, di “qui ed ora”, dove qualsiasi azione, dal contatto fisico al contatto materiale doveva avvenire attraverso i sensi, con tatto, con sguardo attento e con elaborazione del pensiero, e dall’altro lato i figli sempre più proiettati in una sfera virtuale, dove occorre semplicemente cliccare un tasto per ottenere il loro tutto.

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I figli di questa moderna generazione corrono e sono destinati a correre sempre di più, mentre, la generazione dei genitori riusciva a ritagliarsi maggiore tempo per loro stessi, per pensare e ascoltarsi. Infatti, non a caso oggi vengono registrati maggiori casi di stress, ansia e un cattivo modo di gestire le incombenze quotidiane. Qualche tempo fa, invece, tutto questo avveniva con naturalezza, dal lavoro, passando dalla gestione dei figli, fino alla famiglia, e forse proprio perché si ascoltava il naturale modo di vivere dell’uomo. A tal proposito afferma Galimberti:

“I genitori sono vissuti nel tempo, i figli vivono nella velocizzazione del tempo. Nel tempo hai il tempo della riflessione. Nella velocizzazione non ce l’hai a disposizione il tempo e quindi devi risponderne a livello emotivo.  La riflessione richiede tempi lunghi”.

E per comprendere davvero cosa intenda l’esperto, basta pensare alla quotidianità dei più giovani. Immaginiamo uno studente che, già prima di alzarsi dal letto, apre il telefono e scorre messaggi, video, notifiche. Tutto corre, tutto chiede una risposta immediata.

Arriva a scuola stanco non perché abbia fatto troppo, ma perché non ha avuto un solo minuto per ascoltarsi. Galimberti direbbe che questo ragazzo vive “nella velocizzazione del tempo”, dove la mente reagisce d’impulso e non riesce più ad elaborare. Eppure basterebbe poco: spegnere il telefono per mezz’ora, fare una passeggiata, respirare, lasciare che i pensieri trovino un ordine. È in quei momenti lenti che nasce la riflessione. Ed è lì che, poco alla volta, un giovane può davvero ritrovare se stesso.

Oggi le macchine riescono sempre ad impressionarci per le loro capacità , per la risoluzione dei problemi. Ma il filosofo, così come come molti altri esperti, riporta l’attenzione sull’uomo e sulla cura dell’aspetto tempo. Non possiamo correre e velocizzarci più di quanto il nostro corpo e la nostra mente possono fare. Abbiamo bisogno di riposo, di giornate lente e di pace. Occorre prendere ciò che di buono il mondo degli adulti ci ha lasciato in eredità e conservarlo come qualcosa di prezioso, il caos genera stress, mentre nella calma l’uomo ritrova se stesso e il proprio tragitto di vita.

di NATALIA SESSA