È probabile che il Governo uscente porti avanti tutte le incombenze per poter arrivare puntuali alle scadenze
In seguito alla crisi di Governo, al ministro dell’ Istruzione, Patrizio Bianchi, restano poche settimane per portare a compimento le questioni più urgenti, quali le immissioni in ruolo, il protocollo per il rientro a scuola in sicurezza, le numerose riforme legate al PNRR, i cui finanziamenti sono legate a scadenze di dicembre 2022.
Marco Campione, esperto di politiche scolastiche, ricorda che oltre alla riforma del reclutamento e della formazione docenti da rendere attuativa ve ne sono molte altre, come la riforma dell’orientamento, quella del dimensionamento scolastico e quella degli istituti tecnici professionali. Le sei riforme di Bianchi sono legate al PNRR, per cui è probabile che il Governo uscente continui a portare avanti, a livello amministrativo, tutte le incombenze in modo da poter arrivare puntuali alle scadenze di dicembre.
L’UE ci osserva con rigore. Dunque, Campione spiega che il reclutamento dei docenti e le immissioni in ruolo dovranno necessariamente portare in cattedra una quota di insegnanti con le nuove procedure introdotte dal decreto legge 36 convertito in legge 79/2022. L’Europa pretenderà che una percentuale di assunzioni vada in porto con le procedure ordinarie di nuovo conio, in modo che il Governo non ricorra solo a procedure straordinarie.
Secondo il portale Openpolis.It “il governo potrà emanare decreti legge in quanto dettati da casi di necessità e urgenza ed esaminare i relativi disegni di conversione; esaminare i disegni di legge di ratifica dei trattati, i ddl di delegazione europea e della legge europea se si tratta di atti dovuti, in quanto adempimento ad obblighi internazionali o derivanti dall’appartenenza all’Ue. Non dovrà adottare nuovi regolamenti ministeriali o governativi, a meno che la legge o obblighi internazionali non impongano altrimenti, oppure che siano necessari per l’operatività della pubblica amministrazione o per l’attuazione di riforme già approvate dal parlamento”.
Campione poi sottolinea: “Quella degli affari correnti è una prassi, ed è una prassi cosa si intenda per affari correnti e cosa no. Insomma, che cosa è di volta in volta affari correnti lo decide il Governo in carica, in accordo con il presidente della Repubblica. Ed è sempre prassi che il presidente del Consiglio faccia un provvedimento, una sorta di lettera, con cui comunica ai suoi ministri di cosa potranno occuparsi e di cosa no”.
di ISABELLA CASTAGNA
contatti: redazione@ascuolaoggi.it - info@ascuolaoggi.it