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Diritto allo studio, 187 milioni di euro per nuove residenze per studenti. Bernini: "investire sul futuro dei nostri giovani significa investire sul futuro del nostro Paese"

"Garantire alloggi ai ragazzi non è solo un modo per aiutarli a studiare è dare piena attuazione al diritto allo studio che..."

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"Il Ministero dell'Università e della Ricerca ha stanziato altri 187 milioni di euro in favore degli Atenei per creare nuove residenze per studenti. Fondi che si aggiungono ai 500 milioni già assegnati, per un totale di 687 milioni di euro investiti attraverso la legge 338/2000. Grazie a questo straordinario impegno, sono stati finanziati ben 9.071 posti letto, di cui 6.671 completamente nuovi.

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Gli interventi, afferma la Bernini, includono la costruzione, il recupero, la ristrutturazione e l’efficientamento energetico di strutture universitarie. Il diritto allo studio è una priorità: investire sul futuro dei nostri giovani significa investire sul futuro del nostro Paese".


Messaggio del Ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini:

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"Garantire alloggi ai ragazzi non è solo un modo per aiutarli a studiare è dare piena attuazione al diritto allo studio che è una priorità per il Ministero dell'Università.

Offrire alloggi accessibili è un investimento nel talento nell'impegno e quindi nel futuro delle studentesse e degli studenti", ha affermato il Ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini in un video sulla sua pagina Facebook.



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Il punto, come abbiamo denunciato nei giorni scorsi, è che ancora non si è riusciti a mettere le scuole al passo nonostante i fondi stanziati nel Pnrr. Eppure, questi interventi sarebbero fondamentali dato che, come sappiamo, la maggior parte dei nostri edifici scolastici non è in grado neanche di fronteggiare le sfide sismiche che possono verificarsi. È chiaro che, a fronte di tanti interventi che sarebbero necessari, la climatizzazione delle aule sia molto difficile. Ecco perché bisognerebbe lasciare al buon senso non solo la determinazione del calendario scolastico, ma anche iniziare a pensare al “buon tempo a scuola“ dato non dal numero di ore che si trascorrono in aula ma dal tempo dedicato alla buona didattica, ha concluso il prof. Pacifico.


di LA REDAZIONE


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