Crepet: “Ignorato perché andava male a scuola, ma era un bambino poeta. Ecco cosa la scuola non vuole vedere”
- La Redazione
- 2 giorni fa
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“Crepet denuncia come la scuola spesso non riconosca i talenti nascosti nei bambini, privilegiando la mediocrità e ignorando le loro passioni più autentiche. I bambini non possono crescere senza sogni e speranze, senza utopie: è la …”

“Sono liberi di sognare i nostri bambini e i nostri ragazzi? C’è qualcuno disposto ad ascoltare la loro creatività?”. Con queste domande, Paolo Crepet, noto psichiatra e sociologo, apre uno scenario di riflessione profonda: quanti adulti, docenti ed educatori sono realmente disposti a investire nei sogni e nei talenti dei più piccoli?
Crepet si sofferma su questo tema partendo da un’esperienza personale. Dopo il terremoto nelle Marche, in un piccolo paese, un gruppo di insegnanti organizza un laboratorio sulla “grande paura dei bambini”. L’esperto viene invitato a partecipare: i bambini scrivono diari, compongono poesie, disegnano e dipingono. Al termine del percorso, tutti i piccoli autori vengono premiati. Tutti, tranne uno. L’esperto racconta: “Vengono letti quelli che i bambini stessi hanno ritenuto essere i racconti più interessanti, le migliori poesie:
ogni bimbo legge ciò che ha scritto e viene premiato dal sindaco. Tutti meno uno: Mirko, prescelto per ben tre poesie. Ma Mirko non c’è, non legge le sue poesie, non ritira il premio.
Preoccupato chiedo di lui agli insegnanti, che mi rassicurano: non ha avuto la casa lesionata, non è malato, semplicemente sarà bocciato. Perché Mirko non studia, va malissimo in matematica e in inglese, disturba e fa molte assenze. Eppure era il piccolo poeta del paese. Le sue poesie erano le più belle di tutte.”. Quello di Mirko, non è sicuramente un caso singolare, nelle nostre scuole ogni anno centinaia di studenti vengono bocciati, non che questa procedura non sia a volte necessaria per far capire loro quanto sia importante l’istruzione e l’impegno, ma Crepet vuole entrare nel profondo di ogni bambino e di ogni ragazzo.
Consiglia agli insegnanti di ricercare in loro quella unicità, particolarità che li fa essere diversi tanto quanto unici. È tra i banchi di scuola che inizia a formarsi la propria individualità, non tutti quei bambini e ragazzi saranno eccellenti in matematica, in storia o in geografia, ma è tra di loro che si nasconde un pittore, un musicista, uno chef, e la differenza in questi anni così difficili quanto delicati consiste nell’adulto di riferimento che per primo si accorge del talento di ognuno di loro. Chi per primo riconosce e investe sui loro sogni e sulle loro aspirazioni, a tal riguardo afferma:
“Quanto è accaduto a Mirko rappresenta una metafora della nostra cultura pedagogica. L’assenza di quel ragazzino contiene in sé una doppia implicazione, ovvero una sottrazione e una promozione. A ventisette, ventotto bambini è stato sottratto Mirko, ovvero una risorsa emozionale: le sue poesie, il suo talento. Contemporaneamente, tutti quei bambini sono stati selezionati positivamente sulla base della loro mediocrità. Questi bambini non solo vengono deturpati di fantasia e creatività, ma viene insegnato loro che quel sogno ti fa naufragare: meglio scegliere una sana mediocrità senza emozioni, proprio come hanno fatto tanti adulti.” I bambini, gli adolescenti hanno bisogno di essere guidati da adulti che credono in loro e glielo fanno ben capire. Per esempio nel caso di Mirko sarebbe stato auspicabile che le maestre, nonostante le carenze nelle varie materie, avrebbero messo in campo una strategia per coinvolgere il ragazzo alla premiazione per fargli ritirare il premio meritato. Nel contempo evidenziare il suo talento e spronarlo a migliorare nello studio e nel comportamento.
I ragazzi sono alla ricerca di qualcuno disposto a lavorare con loro e per loro per tirare fuori il meglio. Ogni studente è uno scrigno prezioso che nasconde dentro di sé caratteristiche irripetibili. Come ci spiega anche l’esperto la mediocrità è sicurezza e non unicità. Ricercare la propria unicità richiede pazienza, impegno, ricadute ed è quando uno studente viene privato della propria voglia di inseguire un sogno che si ritrova nella condizione di doversi accontentare di una mera mediocrità. Come ci spiega Crepet è l’intera società che ha bisogno di persone che non si arrendono alla mediocrità, a tal proposito afferma: “La scuola non può permettersi di perdere Mirko, i bambini non possono crescere senza sogni e speranze, senza utopie: è la nostra intera comunità a perdere l’occasione di rinnovarsi, di ripensarsi. La mediocrità annichilisce, appiattisce, rende tutti uguali.
La fantasia e i sogni sottolineano le nostre risorse interne, cioè il nostro stesso segreto di vivere.”. Parlando dei sogni dei bambini e dei ragazzi abbiamo toccato un argomento delicatissimo, come ci fa ben capire l’esperto in questa fase evolutiva è di rilevante importanza incontrare nel proprio percorso educativo un adulto di riferimento capace di andare oltre. Un docente non è soltanto colui che stabilisce se vali 4 o 8 in matematica, ma è anche un maestro di vita, un ricercatore delle caratteristiche uniche racchiuse in ogni suo studente. Dietro un brutto voto, una bocciatura non ci sono solo svogliatezza e non curanza della scuola, c’è un vero e proprio atto di ribellione, quindi un bravo docente è colui che sa scindere i due rilevanti contesti, nel caso in cui si tratta della prima ipotesi allora la bocciatura può essere giusta, se si tratta della seconda ipotesi è bene individuare cosa si nasconde dietro quell’ indifferenza e delusione per capire quando e dove si sono create queste fratture e come è possibile intervenire, per non lasciare allo sbando un ragazzo che può essere una risorsa preziosa per il futuro dell’intera comunità.
di NATALIA SESSA
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