Durante la pandemia solamente 1 studente su 4 si è rivolto a un qualche servizio di supporto psicologico
Anche a seguito dei numerosi episodi di violenza che si stanno verificando nei confronti dei docenti, negli ultimi mesi si è parlato dell’introduzione dello psicologo di base nelle regioni italiane.
La tutela della salute mentale è una tematica molto importante e sarebbe opportuno garantire il supporto psicologico anche all’interno degli istituti scolastici.
L’indagine Chiedimi come sto, condotta dall’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali dell’Emilia-Romagna ha rilevato, fra le tante cose, l’esigenza da parte degli studenti e delle studentesse di usufruire di questo di supporto all’interno delle scuole: la quasi totalità del campione, oltre il 90%, ritiene utile un supporto psicologico nella propria scuola o università e il 35,3%, e quindi circa 1 studente su 3, non solo lo ritiene utile ma vorrebbe usufruirne. Questa quota sale al 51,4%, e quindi più di 1 su 2, tra gli universitari e scende al 27,4% per gli universitari delle scuole medie superiori.
Nell’indagine è stato chiesto al campione se nel corso della pandemia si fosse effettivamente rivolto ad un servizio di supporto psicologico, distinguendo tra servizio privato, pubblico o scolastico. A prescindere dalla tipologia di servizio, è possibile osservare come circa 1 studente medio su 4 (23,7%) e circa 1 studente universitario su 3 (31,2%) si sia rivolto a un qualche servizio di supporto psicologico nel corso della pandemia. Nel 60% dei casi (15,5% rispetto al campione complessivo) si è rivolto ad un servizio privato, nel 19,1% dei casi (5% rispetto al campione complessivo) a un servizio scolastico, nel 13,2% dei casi a un servizio pubblico (3,4% rispetto al campione complessivo) e nell’8,4% (2,2% del campione complessivo) a due o più forme di servizio contemporaneamente. Pur se il servizio privato è sempre prevalente, tra gli studenti delle scuole superiori si rintraccia la quota più consistente di chi si rivolge ai servizi scolastici di supporto psicologico (22,5% sul totale di chi si è rivolto ai servizi psicologici in pandemia a fronte del 13,8% tra gli studenti universitari).
È stata data la possibilità agli studenti di scrivere in un campo aperto come vorrebbero che il servizio di supporto scolastico/universitario fosse organizzato. Oltre 7 mila sono gli studenti che hanno voluto indicare miglioramenti, indicazioni e suggerimenti su come strutturare il servizio di supporto psicologico.
In particolare, gli interventi indicano con chiarezza quelle che dovrebbero essere le caratteristiche portanti del servizio di supporto psicologico nella scuola e università:
Prima di tutto il servizio deve essere accessibile a tutti. L’accessibilità viene declinata sia come apertura continuata del servizio anche al termine delle lezioni sia come capillarità di accesso, ovvero la presenza del servizio in più punti della struttura scolastica/universitaria (soprattutto per le strutture universitarie);
Per essere accessibile il servizio deve essere gratuito e coperto dalla fiscalità generale o dopo un iniziale numero di incontri, comunque gratuiti, garantire il proseguimento a costi contenuti e calmierati;
Il numero di incontri con la figura dello psicologo non deve essere limitato ma deve essere previsto un percorso continuativo nel tempo per riuscire a creare un rapporto di fiducia e ascolto e avere lo spazio temporale per lo sviluppo di eventuali terapie;
Altri aggettivi molto utilizzati riguardano la figura dello psicologo che deve essere prima di tutto “competente” e “professionale” ma anche “serio” e “disponibile” e capace di ascoltare, leggere, riconoscere e interpretare le problematiche delle giovani generazioni. Nel servizio scolastico devono quindi essere impegnate figure di riconosciuta professionalità e con un bagaglio di esperienze costruito anche sulle nuove frontiere dei disturbi delle giovani generazioni;
Per riuscire a vincere le resistenze e lo stigma sociale spesso associato al servizio psicologico, la scuola dovrebbe accompagnare l’attivazione di tale servizio con una campagna di comunicazione specifica e un orientamento al percorso psicologico anche durante le ore di lezioni e di didattica. In diversi casi, si propone di prevedere degli incontri con cadenza regolare in cui un esperto interviene nelle ore di lezione e di didattica per spiegare le finalità e l’organizzazione del servizio di supporto psicologico a scuola/università;
Il servizio, inoltre, deve essere “accogliente” e “discreto” nel senso di essere organizzato in ambienti dedicati e organizzati per l’ascolto e capaci di garantire la riservatezza/anonimato degli studenti. Sul tema della privacy, strettamente legato anche all’accessibilità, un ampio numero di studenti richiede che il servizio di supporto psicologico possa essere attivato anche senza il consenso dei genitori;
Il servizio non deve, inoltre, occuparsi di temi/problematiche solamente afferenti allo studio ma deve essere “inclusivo” abbracciando tutte le tensioni della sfera privata/personale;
In ultimo, si sottolinea spesso come il servizio di supporto psicologico debba prevedere sia modalità di incontro individuale che incontri di gruppo sperimentando anche soluzioni ibride e, preferibilmente, debba svolgersi in presenza.
di VALENTINA ZIN
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