Scuola, gli insegnanti con almeno 50 anni di età anagrafica che insegnano in Italia sono ormai oltre 480mila: il numero deriva dai 685.000 posti di insegnamento su cattedra comune e oltre 220.000 di...
“Il rapporto “Education at a Glance 2024”, pubblicato in questi giorni dall’Ocse, contiene un record negativo che è alla base di uno dei motivi che allontano la scuola italiana dai livelli d’eccellenza: il 53% degli insegnanti italiani ha oltre 50 anni, contro il 37% della media europea”.
La fa notare Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, riconducendo l’eccessiva età anagrafica dei nostri insegnanti a tre motivazioni: “Le colpe dell’eccessiva presenza di insegnanti over 50 – spiega il sindacalista - vanno ricondotte alla precarietà di Stato che ogni anno scolastico produce 250mila supplenze almeno fino al termine delle lezioni e porta ad assumere in ruolo i precari tardissimo, in barba all’assunzione automatica dopo 36 mesi prevista dall’Ue, ma anche all'aumento esponenziale dell'età pensionabile che fa lasciare il lavoro solo a 67 anni e della mancata considerazione del burnout professionale nel comparto Scuola malgrado sia ormai scientificamente provato che si tratta di un lavoro iper-stressante”.
Alla luce della percentuale indicata dall’Ocse, il sindacato autonomo ha calcolato che gli insegnanti con almeno 50 anni di età anagrafica che insegnano in Italia sono ormai oltre 480mila: il numero deriva dai 685.000 posti di insegnamento su cattedra comune e oltre 220.000 di sostegno, di cui la metà non di ruolo quasi 100mila in deroga. “Avere quasi mezzo milione di insegnanti avanti negli anni costituisce un peso negativo non riscontrabile in nessun Paese Ocse all’avanguardia – fa notare Pacifico -. A questo si aggiunge un’altra tara tutta italiana: il 28% delle oltre 900mila cattedre quest’anno saranno assegnate a docenti precari. Pure questa è una pessima caratteristica del nostro sistema scolastico, tra l’altro in peggioramento considerando che nel 2015-16 il numero dei docenti precari si attestava 13,8%, con la supplentite dunque praticamente raddoppiata nell’ultimo decennio”.
“Per tutti questi motivi – continua Pacifico – continuiamo a chiedere con forza interventi a favore degli insegnanti sempre più sottoposti alle patologie da burnout: occorre introdurre per i dipendenti della scuola lo stesso trattamento dei lavoratori delle forze armate. I docenti devono avere la possibilità di lasciare il lavoro anticipatamente, senza un euro di decurtazione sull’assegno di pensione, attorno ai 60-62 anni anziché gli attuali 67. Questo permetterebbe sia di ridurre costi sociali, sia di svecchiare il corpo docente dei nostri alunni ormai più vecchio del mondo”, conclude il leader dell’Anief.
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