"Da domani le norme generali sull’istruzione potranno essere devolute completamente alle Regioni sulla base di..."
“Oggi è una brutta giornata per la scuola italiana e per le istituzioni pubbliche della conoscenza. Con l’autonomia differenziata si realizza un disegno secessionistico che fa carta straccia della coesione sociale e territoriale che sono alla base della nostra Repubblica”. Così Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL, commenta l’approvazione definitiva del disegno di legge sull’autonomia differenziata.
“Lo Stato fino ad oggi aveva competenza esclusiva sul sistema scolastico, da domani le norme generali sull’istruzione potranno essere devolute completamente alle Regioni sulla base di intese. Una autonomia a la carte, dove ciascuno sceglie cosa prendere”. Sottolinea la leader del sindacato dei lavoratori della Conoscenza.
“Tutto ciò – aggiunge- avverrà senza risorse, penalizzando non solo le regioni del Sud ma anche le aree interne e la periferia. Il nostro diventerà un Paese a 20 velocità sull’istruzione, con l’aumento delle disuguaglianze territoriali anche all’interno della stessa Regione.”
“Il DDL – spiega la dirigente sindacale- prevede funzioni, tra le norme generali, che non hanno costo e che possono essere trasferite alle Regioni a prescindere dai Lep: la ridefinizione dei curricoli nei diversi ordini di scuola; la revisione dei criteri di formazione delle classi; la revisione di criteri e parametri per la determinazione complessiva degli organici; fino agli orari e alla strutturazione dell’anno scolastico, alla formazione e al reclutamento degli insegnanti, all’autonomia scolastica e agli organi collegiali”.
“Una balcanizzazione dei diritti inaccettabile - tuona Fracassi- un danno irreparabile soprattutto per gli studenti e le studentesse, perché spogliare lo Stato centrale di queste competenze fondamentali è in contrasto con gli articoli 33 e 34 della Costituzione sul versante dell’universalità dei diritti e del rispetto delle libertà, inclusa la libertà di insegnamento”.
“E ci sono Regioni che intendono arrivare alla stipulazione di contratti collettivi regionali, con una riedizione quindi delle gabbie salariali e un arretramento sul versante dei diritti dei lavoratori, con l’obiettivo di una progressiva privatizzazione del sistema pubblico di istruzione, analogamente a quanto sta accadendo sul sistema sanitario. Tutto ciò vale anche per la ricerca scientifica e quindi per Università e Ricerca dove la competenza delle Regioni da concorrente diventa esclusiva con effetti imponderabili sulle Università pubbliche e sugli Enti di Ricerca”.
Per questi motivi, “la FLC non si fermerà. Crediamo che in ballo ci siano valori e diritti che non si possono svendere e useremo dunque tutti gli strumenti democratici per cancellare questo obbrobrio”, conclude Fracassi.
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di LA REDAZIONE
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