Due studenti del Liceo Bottoni di Milano l’avevano messa in segno di solidarietà per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Due studenti del terzo anno del Liceo Bottoni di Milano si sono presentati a scuola indossando una gonna per partecipare simbolicamente alla giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere del 25 novembre. Quando il loro professore di storia, Martino Mora li ha visti e ha chiesto che uscissero dall’aula e poi si è rifiutato di fare lezione. Alla lezione successiva di Mora, sabato 27 novembre, gli studenti di altre due classi sono usciti dall’aula rifiutandosi di ascoltare la lezione «per difendere le loro idee», hanno spiegato su Instagram.
La dirigente scolastica del Liceo Bottoni Giovanna Mezzatesta, intervenuta sulla vicenda, ha spiegato come sono andate le cose: «Alla prima ora quando il professore ha cacciato fuori dall’aula i ragazzi vestiti da donna, la mia collaboratrice l’ha invitato a farli rientrare. Quando sono arrivata a scuola è venuto nel mio ufficio dicendomi che non avrebbe fatto lezione con “dei travestiti”. A quel punto l’ho invitato a tornare in classe perché in quel modo avrebbe violato il diritto allo studio degli studenti».
Mora ha invece proposto di restare a disposizione della scuola in sala insegnanti senza rientrare in classe, soluzione che la dirigente ha ritenuto inaccettabile: «Non potevo certo chiamare un supplente perché il professore non voleva far lezione ai ragazzi in gonna. Ho detto che o tornava ad insegnare o sarebbe dovuto andare a casa», cosa che è infine successa.
Il professor Mora ha dato la sua versione sui social dicendo che: «La preside del liceo dove insegno mi ha cacciato da scuola. Stamattina. Mi ha cacciato poiché le avevo detto che non intendevo fare lezione in presenza di un allievo maschio che si è presentato travestito da donna dalla testa ai piedi». Per il docente «quel vestiario era inaccettabile, totalmente inadeguato al contesto. Avrei avuto la stessa reazione se fossero venuti vestiti da clown o da Babbo Natale».
La dirigente Mezzatesta sta preparando ora la relazione di quanto accaduto per chiarire: «Il fatto che Mora non abbia assolto al compito di vigilanza poiché ha cacciato dalla classe tre alunni e, poi, che si sia rifiutato di fare lezione. Aggiungerò anche le varie schifezze che ha scritto su Facebook contro di me e contro la scuola. E appena sarà pronta la consegnerò all’ufficio scolastico provinciale, che prenderà provvedimenti nei suoi confronti».
In queste ore, diversi studenti hanno raccontato altri episodi che riguardano il professore e che dimostrerebbero atteggiamenti sessisti o problematici. Tempo fa in classe, come riporta La Stampa, disse a una studentessa: «Prova a leggere questo testo, ammesso che voi donne sappiate leggere».
Sul profilo Instagram degli studenti del liceo Bottoni è stata pubblicata anche un’immagine presa dal registro elettronico in cui il professor Mora ha scritto che «la lezione non può tenersi perché la classe esce dall’aula per protesta. Immagino che vogliano difendere il pensiero unico politicamente corretto».
Sulla vicenda è intervenuto anche l’Unione degli studenti Milano: «dimostra l’imminente necessità di corsi educativi per tutte le componenti scolastiche, di informazione riguardo a temi come identità e disforie di genere, orientamento sessuale. Partendo da una maggiore consapevolezza in merito, la scuola potrebbe diventare un luogo libero da discriminazioni e sicuro, come dovrebbe essere».
La pratica da parte degli studenti di indossare una gonna non è nuova. Iniziata in una scuola canadese contro gli stereotipi legati all’abbigliamento, la sessualizzazione delle studentesse e l’omofobia, si è poi diffusa in altri paesi, compresa l’Italia. Da un paio d’anni gli studenti di un liceo di Monza, ad esempio, indossano per un giorno la gonna per protestare contro la cultura sessista e la cosiddetta “mascolinità tossica”. In alcuni casi l’iniziativa è stata promossa dalle scuole stesse, ed è stata commentata positivamente dai movimenti femministi.
di MARIA SQUILLARO