"Quando si parla di eccesso di precariato nella scuola anche per il personale Ata non si scherza: dopo le operazioni di mobilità del personale amministrativo, tecnico e..."
Quando si parla di eccesso di precariato nella scuola anche per il personale Ata non si scherza: dopo le operazioni di mobilità del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, secondo la stampa specializzata rimangono oltre 30mila posti disponibili. Per quanto riguarda le assunzioni a tempo indeterminato del 2024, a questo punto si rimane in attesa dell’autorizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze: una volta appurato il numero, per procedere alle immissioni in ruolo saranno gli Uffici scolastici provinciali ad attingere delle graduatorie ATA 24 mesi locali. Ma senza un cambio di passo, la grande maggioranza dei precari rimarrà in graduatoria e non sarà assunta nei ruoli dello Stato.
“Quello dei posti liberi del personale Ata è un numero altissimo, vicino al 15 per cento del totale del personale che opera in questo settore – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e che rimane su questi numeri da anni perché non si riesce ad andare oltre al ricambio di chi va in pensione: anche lo scorso anno furono circa 10mila le immissioni in ruolo Ata a fronte di 27mila posti liberi.
Se non si cambia marcia, se non si interviene con un provvedimento straordinario che superi i blocchi normativi sul reclutamento, si andrà avanti così chissà per quanto tempo. Lasciando precari migliaia e migliaia di lavoratori per anni, anche per decenni, proprio mentre la scuola necessita come non mai di personale di ruolo e con esperienza acquisita”.
“Peraltro – continua Pacifico – a questi precari vanno aggiunti anche quelli dell’organico aggiuntivo, che rendono ancora più instabile la condizione degli organici presenti in ogni singolo istituto scolastico. La verità è una sola: togliamo i vincoli anche al reclutamento, come sulla mobilità, che è a sua volta sottoposta a rigide e ingiustificate regole anti-famiglia; facciamo respirare la scuola, anziché imporle norme vecchie che non hanno più un solo motivo di esistere”, conclude il presidente Anief.
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