Maturità 2025: Pasolini, riflessione e analisi del testo della poesia giovanile "Appendice I"
- La Redazione
- 18 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Breve e intensa, Appendice I di Pier Paolo Pasolini esprime la riflessione profonda di un giovane poeta sull’inquietudine del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Tra silenzi, luce e ombre notturne, la poesia racconta la sospensione del tempo e la nascita della consapevolezza...

Il componimento giovanile Appendice I, scritto da Pier Paolo Pasolini tra il 1943 e il 1944, si presenta fin dall’inizio come un ritratto sospeso della mente, un momento di riflessione profonda intessuto di contrasti tra purezza e consapevolezza. La scena si apre in una stanza dalle pareti bianche, immerse nel silenzio notturno: uno spazio esteriore che rispecchia lo stato interiore del poeta, segnato da una sensazione di vuoto e isolamento.
Appendice I
Mi ritrovo in questa stanza
col volto di ragazzo e adolescente,
e ora uomo. Ma intorno a me non muta
il silenzio e il biancore sopra i muri,
e l'acque; annotta da millenni
un medesimo mondo. Ma è mutato
il cuore; e dopo poche notti è stinta
tutta quella luce che dal cielo
riarde la campagna, e mille lune
non son bastate a illudermi di un tempo
che veramente fosse mio. Un breve arco
segna in cielo la luna. Volgo il capo
e la vedo discesa, e ferma, come
inesistente nella stanca luce.
E così la rispecchia la campagna
scura e serena. Credo tutto esausto
di quel perfetto inganno: ed ecco pare
farsi nuova la luna, e all’improvviso
cantare quieti i grilli il canto antico.
In queste poche righe, Pasolini utilizza un lessico essenziale, parole come “luna”, “bianco” e “silenzio”. Parole capaci di evocare un’atmosfera rarefatta e intima, quasi sacra. Il color bianco delle pareti non appare solo come elemento descrittivo, ma diventa simbolo di una cornice vuota, di una coscienza che si desta e si confronta con uno spazio incolore e indefinito.
La luna muta, amplificata come figura centrale, emerge come testimone silenziosa: osserva senza giudicare, riflettendo la vulnerabilità del protagonista. Quella luna non parla, non parla ancora la sua voce di poeta: è la promessa di una verità interiore che sta per nascere, ma che al momento rimane senza voce.
Il ritmo lento e cadenzato, ottenuto attraverso frasi brevi e ripetizioni, trasmette una sensazione di congelamento del tempo. Non si avverte agitazione, né rassegnazione, ma un momento di sospensione. Il passaggio delicato e spesso doloroso dall’adolescenza alla consapevolezza adulta.
Questo componimento, dunque, va oltre l’indagine autobiografica, poiché in esso si annidano elementi universali: l’esperienza generazionale della crescita, il senso di estraneità nei confronti del mondo, il confronto interiore tra desiderio di innocenza e inquietudine della coscienza.
Già in questo breve passo si intravede l’embrione della figura dell’intellettuale solitario, che poetizzerà la propria solitudine, rifletterà sul mondo e interrogherà le convenzioni, pur sapendo di essere inascoltato.
In Appendice I, quella figura inizia a fondarsi: l’io poetico osserva senza poter parlare, ma prepara il terreno per la sua futura parola critica e dolorosa.
In conclusione, Appendice I è una poesia breve, ma estremamente efficace nel cogliere l’anima sospesa di un giovane dotato di sensibilità acuta. Tra immagini simboliche e silenzi eloquenti, Pasolini ci dona una riflessione sull’inizio della sua coscienza di poeta e di uomo, lasciando emergere già allora tutte le sfumature della sua poetica futura.
di NATALIA SESSA
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