L’Oms sostiene che il sistema di vaccinazioni dovrà essere modificato per adattarlo a nuove varianti. La terza dose booster non risolverà il problema.
Sono dichiarazioni pesanti ( che rispondono a un appello che sta facendo da mesi la comunità scientifica), quelle dell’ Oms, l’ organizzazione mondiale della sanità, diretta da Tedros Adhanom Ghebreyesus, che sostiene che il sistema di vaccinazioni dovrà essere modificato per adattarlo alle nuove varianti del Sars CoV2 e che la terza dose booster, che sicuramente diventerà 4° e 5° dose, purtroppo non risolverà il problema in maniera definitiva: Sono necessari e andrebbero sviluppati vaccini contro il Covid-19 che abbiano un alto impatto sulla prevenzione dell'infezione e della trasmissione, oltre che sulla prevenzione di malattie gravi e della morte. Una strategia di vaccinazione basata su richiami ripetuti dei vaccini attuali ha poche possibilità di essere appropriata o sostenibile".
Si tratta di affermazioni che vanno a mettere in discussione la strategia adottata fino ad oggi. L’ Oms, inoltre, dichiara: "Alla luce dell'evoluzione del virus Sars Cov-2, occorrerà forse aggiornare la composizione degli attuali vaccini anti-Covid, al fine di garantire che continuino a fornire il livello di protezione raccomandato dall'Oms contro l'infezione e la malattia causata dalle varianti".
Anche l’ Ema,l’ Agenzia europea dei medicinali, secondo il virologo Francesco Broccolo , dell’ università di Milano Bicocca, è d’ accordo con quanto afferma l’Oms. Il capo della strategia vaccinale dell’ Ema, Marco Cavaleri, in conferenza stampa, infatti dichiara: "Sta emergendo una discussione sulla possibilità di somministrare una seconda dose booster con gli stessi vaccini attualmente in uso: non sono ancora stati generati dati a sostegno di questo approccio. Se l'uso dei richiami potesse essere considerato parte di un piano di emergenza, vaccinazioni ripetute a brevi intervalli non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine. Omicron sta diventando rapidamente la variante dominante e sembra causare un'infezione meno grave ma servono altri dati. E comunque è un potenziale fardello per gli ospedali e questo non è da sottovalutare".
Sull’ ipotesi di una quarta dose, a distanza di 4 o 5 mesi, il virologo ha osservato: "Nella storia della vaccinazione non si è mai andati oltre tre dosi e non è alzando titolo anticorpale che si arriva alla protezione, se gli anticorpi non sono specifici contro la variante in circolazione. Continuare su questa strada significa proseguire in una strategia che rincorre il virus.Seguire una nuova strategia significa invece utilizzare vaccini aggiornati sulle ultime varianti e, soprattutto che tengano presente anche altri bersagli che modulano la protezione, significa inoltre avere vaccini capaci di bloccare l'infezione, come quelli spray. Questi sono ideali, considerando che il virus entra nella mucosa nasale dove sono espressi molti recettori del virus SarsCoV2. Di conseguenza intervenire con il vaccino sulle mucose significa bloccare la principale porta d'ingresso del virus".
Sono dichiarazioni che in questo momento destano non poca preoccupazione.
Ci si chiede quale sarà l’ orientamento del Presidente del Governo, Mario Draghi, dopo le dichiarazioni dell’ Oms.
di ISABELLA CASTAGNA
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