Il discorso di Gino Cecchettin esprime sentimenti di dolore, speranza e amore. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci priva del contatto dell’altro: è importante la connessione umana autentica, perché questa mancanza può portare a decisione tragiche. I giovani devono imparare a comunicare.

A seguire la circolare che il Ministro Valditara ha voluto far pervenire a tutte le scuole di ogni ordine e grado d'Italia. Un messaggio importante e unico.
Gentile Dirigente scolastico,
intendo portare all'attenzione di tutte le istituzioni scolastiche il discorso pronunciato ieri 5 dicembre da Gino Cecchettin al termine delle esequie per la figlia Giulia, vittima di femminicidio.
Il discorso di Gino Cecchettin esprime sentimenti di dolore, speranza e amore, ma risuona anche come un' esemplare lezione di educazione civica rivolta al Paese. Inoltre, sottolinea il ruolo fondamentale e la responsabilità educativa della Scuola, chiamata anch' essa a investire in programmi formativi che insegnino il rispetto reciproco.
Pertanto, le istituzioni scolastiche partendo dalle parole di Gino Cecchettin potranno organizzare, nella loro autonomia, momenti di riflessione e di approfondimento sul significato del discorso e sull' affermazione della cultura del rispetto.
IL PENSIERO DI ASCUOLAOGGI PER GIULIA
GIULIA CECCHETTIN È VIVA,È UNA DICHIARAZIONE DI INTENTI,UN ATTO DOVUTO ALLA SUA VITA E AI SUOI SOGNI
DISCORSO INTEGRALE DI GINO CECCHETTIN
“Abbiamo vissuto un momento di profonda angoscia, ci ha travolto una tempesta terribile. Ci siamo bagnati e infreddoliti, ma ringrazio tutti quelli che si sono stretti attorno a noi. Il vostro sostengo è quello di cui avevamo bisogno in queste settimane terribile. Grazie al vescovo, alle forze dell’ordine e a tutte le istituzioni”
“Giulia era come l’avete conosciuta, allegra e felice, una giovane donna, mai sazia di imparare. Dopo la perdita della mamma ha abbracciato la famiglia, lei si è guadagnata anche il titolo di mamma. Era già una combattente, tenace nei momenti di difficoltà e il suo spirito indomito ha ispirato. Il femminicidio è figlio di una cultura sbagliata, come può accadere tutto questo. Come è potuto accadere a lei?
“Difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione di chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui non siamo d’accordo non aiuta ad abbattere la barriere”. Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Mi rivolgo prima agli uomini: parliamo agli altri maschi, per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere. Non giriamo la testa di fronte a determinati gesti, anche i più lievi. Insegniamo ai nostri figli ad accettare anche le sconfitte, facciamo in modo che tutti rispettino la sacralità dell’altro.
Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci priva del contatto dell’altro: è importante la connessione umana autentica, perché questa mancanza può portare a decisione tragiche. I giovani devono imparare a comunicare. La scuola ha un ruolo fondamentale. Bisogna investire in programmi educativi per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza”.
di VALENTINA ZIN
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