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Galimberti: per raggiungere la felicità occorre diventare se stessi, imparando a conoscere le proprie virtù, capacità, potenzialità, così da autorealizzarsi secondo misura senza essere come gli altri

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

Aggiornamento: 5 giorni fa

“A tal fine il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti, attraverso una riflessione significativa e mai scontata, pone l’accento sul senso della vita e sul come raggiungere la propria felicità, rispettando se…”

Nell’ambito di una società nella quale sembra sempre più difficile costruire una propria identità i giovani percepiscono maggiormente la necessità di una guida, di punti di riferimento, così da avere degli strumenti per poter diventare se stessi, imparando a conoscersi profondamente, riscoprendo virtù, potenzialità, ambizioni, qualità che iniziano a connotare la loro personalità, contraddistinguendoli rispetto agli altri.


A tal fine il filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti, attraverso una riflessione significativa e mai scontata, pone l’accento sul senso della vita e sul come raggiungere la propria felicità, rispettando se stessi.

“Scopo della psicoanalisi è il processo di individuazione che può essere tradotto con una frase emblematica di Nietzsche: ‘diventa ciò che sei’. Nella nostra vita noi continuiamo a seguire modelli, che sono necessari perché si cresce per processi imitativi, infatti i bambini crescono perché vedono, imitano, ma poi bisogna staccarsi da questa imitazione e diventare quello che propriamente si è, una ricognizione di sé. Qui c’è tutta la cultura greca alle spalle di questo concetto. L’oracolo di Delfi diceva: ‘conosci te stesso’ e la prima condizione per diventare se stessi è quella di conoscersi, conoscere le proprie potenzialità, la propria ‘ἀρετή’ dicevano i greci, la propria virtù, la propria capacità, ciò per cui sei nato”, queste le parole del filosofo in merito.


“E se riesci a far fiorire ciò per cui sei nato, se davvero diventi te stesso al di là dei modelli che vuoi imitare, a di là delle belle cose che ti vengono fatte vedere, se riesci a diventare te stesso raggiungi la felicità. Scopo dell’analisi è diventare se stessi. E per questo bisogna uscire dai comportamenti collettivi, non bisogna essere come gli altri, non bisogna essere neppure eccessivamente eccentrici perché non bisogna confondere l’individuazione con l’eccentricità, ma quello di diventare se stessi è la condizione non solo della salute ma addirittura della felicità”, così continua la sua disamina Umberto Galimberti.


È molto importante imparare a guardarsi dentro, riconoscendo se stessi, senza distrarsi, così da consentire ai giovani di fiorire e di sbocciare proprio come dei fiori, alla luce delle proprie attitudini ed inclinazioni personali, perché ognuno di noi possiede delle virtù, delle capacità, e solo prendendone atto, mettendosi alla prova, può ambire alla sua autorealizzazione, riscoprendo quella felicità che ci permette di vivere serenamente senza il bisogno di omologarci, ma anzi avendo il coraggio di osare e di andare oltre.


“La felicità in greco si chiama ‘εὐδαιμονία’, εὐ vuol dire bene, cioè la buona riuscita del tuo demone. Ciascuno di noi ha dentro di sé un demone. Che cos’è un demone? Qual è la tua virtù intesa non nel senso cristiano di sacrificio, ma virtù vuol dire capacità, in greco ἀρετή’? Che cos’è la tua virtù? Perché sei nato? Che cosa vuoi fare nella vita? Che cosa ti spinge a fare l’attore, piuttosto che il pittore, piuttosto che l’ingegnere? L’hai scoperto il tuo demone? Perché se lo hai scoperto lo devi realizzare e se lo realizzi bene raggiungi l’εὐδαιμονία, la buona riuscita del tuo demone, cioè la tua buona autorealizzazione.


E come faccio a sapere qual è il mio demone? Platone dice che l’oracolo di Delfi ha detto due grandi verità su questo proposito. La prima è γνῶθι σ(ε)αυτόν, ‘conosci te stesso’, perché se tu non conosci te stesso come fai a sapere qual è il tuo demone? Cosa fai guardi la televisione e vedi quello che ti piacerebbe fare a partire da lì? Guardi le partite di calcio e dici ‘voglio diventare Ibrahimović’? No, devi conoscere te stesso, devi fare un lavoro di autoriflessione, devi capire chi sei, perché c’è un mucchio di gente che vive a propria insaputa, non solo i giovani ma anche e soprattutto gli adulti, i quali sono alienati cinque giorni alla settimana perché realizzano non se stessi ma gli scopi dell’apparato di appartenenza, e poi il sabato e la domenica, che potrebbero anche rivolgere uno sguardo a se stessi, scappano da se stessi come dal peggior nemico, si mettono in macchina e fanno il weekend per distrarsi da sé. Una volta che hai scoperto il tuo demone vedi di realizzarlo ma secondo misura. Magari sei un attore ma non sei bravo magari come Marcello Mastroianni, allora tu non tentare di essere bravo come lui o più di lui, esamina le tue capacità, collocati là dove sei, non oltrepassare la misura, perché altrimenti prepari la tua rovina. Quindi conosci te stesso e realizza il tuo demone secondo misura: se riesci a stare in questo scenario diventi felice”, così conclude senza esitazione la sua riflessione il filosofo.


Non esiste un segreto per poter essere felici ma, così come ci spiega Umberto Galimberti, occorre imparare a conoscere se stessi e ad autorealizzarsi secondo misura, proprio come ci insegnano gli antichi Greci. Ognuno deve ritrovare il suo equilibrio, la sua giusta misura, perché solo attraverso questo scenario potrà raggiungere la felicità, imparando a focalizzarsi, a concentrarsi su se stesso, riscoprendo il senso della propria vita, perché solo esaminando le nostre capacità, solo sperimentandoci, potremmo avere contezza di noi stessi, evitando di emulare dei modelli, ma imparando a costruire un’identità, una personalità forte in grado di far fronte anche ad avvenimenti avversi della propria vita.


I giovani, pertanto, per essere felici, devono avere il coraggio di andare oltre, anche con l’ausilio ed il supporto di educatori che, in qualità di insegnanti e di genitori, sappiano indicare la strada giusta da percorrere, ricordando sempre a questi ragazzi che la vita deve essere vissuta fino in fondo, pienamente, personalmente e senza intermediari, imparando a rialzarsi dopo le cadute, assaporando la bellezza di un alba e di un tramonto, non preoccupandosi della perfezione ma imparando ad essere felici nella consapevolezza di essere mortali, e quindi di avere dei limiti, che ci rendono speciali e che ci permettono di vivere secondo la nostra giusta misura.

di VALENTINA TROPEA

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