Pacifico: "Espero è un fondo di comparto, come in altri settori ti dà un minimo di rendimento, allora noi abbiamo detto: attenzione, chi vuole aderire si informi, ma l'iscrizione col silenzio assenso non ci piace"
“Con le nuove regole stabilite tra amministrazione scolastica e i sindacati rappresentativi, Anief esclusa, i lavoratori della scuola a breve si ritroveranno iscritti al fondo previdenziale integrativo Espero, a pagare quindi una media di almeno 20 euro al mese, senza sapere come è potuto accadere o addirittura senza accorgersene: il ricorso ai fondi integrativi per rimpinguare le pensioni è fondamentale, ma non è questa la strada per arrivarci”: a dirlo è stato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel corso di una diretta sulla Voce nella Scuola che ha voluto approfondire la modalità del silenzio-assenso al Fondo Espero derivante dall’accordo sottoscritto lo scorso 16 novembre tra l’Aran e i sindacati istitutori del fondo stesso.
"Partiamo dal fatto – ha spiegato il leader dell’Anief - che nei prossimi anni la pensione dei dipendenti sarà molto più bassa di quello che è lo stipendio finale, perché siamo passati nel sistema contributivo ‘misto’ e presto si entrerà in quello ‘puro’. Si rischierà di andare in pensione a 74 anni con una pensione sociale del 65% dell’ultimo stipendio. È evidente che bisogna preoccuparsi per tempo, però questa forma di preoccupazione deve essere una scelta sicuramente consapevole. Espero è un fondo di comparto, come in altri settori ti dà un minimo di rendimento, allora noi abbiamo detto: attenzione, chi vuole aderire si informi, ma l'iscrizione col silenzio assenso non ci piace”.
“Non sto dicendo di scegliere un fondo migliore rispetto ad Espero, ma – ha aggiunto Pacifico - sto semplicemente dicendo che il meccanismo dei fondi pensione è un meccanismo che divide i lavoratori fra gruppi che possono avere soluzioni migliori e non, ma in ogni caso si parte da un diritto, cioè il diritto ad una retribuzione dignitosa e una pensione dignitosa. Inoltre, se ad oggi solo il 10 per cento ha aderito ad Espero un motivo dovrà pure esserci. In definitiva, ognuno con i propri soldi, soprattutto con quelli derivanti da stipendi bassi, deve essere pienamente libero cosa farci, senza subire alcun condizionamento precostituito”, ha concluso il presidente nazionale Anief.
Il sindacato Anief ricorda che è possibile realizzare delle previsioni, anche attraverso il Simulatore scenari pensionistici messo a disposizione dall’Inps, per rendersi conto che il vitalizio che garantisce il modello di previdenza integrativa produce un vitalizio davvero modesto. Per tale motivo, il sindacato ritiene inaccettabile la forzatura su Espero e invita tutto il personale scolastico a valutare con attenzione l’adesione esprimendo entro il termine previsto espresso assenso o diniego all’adesione, per evitare un’attivazione automatica non desiderata del Fondo. Al fine di ricevere le informazioni necessarie per una scelta consapevole, Anief mette a disposizione dei lavoratori della scuola le sue sedi territoriali.
COSA ACCADRÀ IN FUTURO
Anief rammenta anche che l’adesione al Fondo Espero, così come prevista dell’accordo di alcuni giorni fa che Anief respinge, prevede che il lavoratore versi mensilmente una quota pari almeno all’1% della propria retribuzione e l’intero TFR (per gli assunti in ruolo dopo l’anno 2000 e per il personale a tempo determinato); dal canto suo, il datore di lavoro – lo Stato – versa una quota aggiuntiva pari all’1% della retribuzione del lavoratore. Le quote versate vengono investite dal Fondo, al fine di costituire un trattamento previdenziale complementare che andrà a sommarsi, al momento del pensionamento, a quello obbligatorio del personale scolastico.
Con l’introduzione dell’iscrizione al Fondo attraverso il silenzio-assenso, l’amministrazione dovrà solo fornire al momento dell’assunzione un’informativa al lavoratore sulle modalità di adesione, con espresso riferimento all’iscrizione tramite silenzio-assenso, e sulla previdenza complementare (anche con un semplice rinvio al sito del Fondo Espero). Il lavoratore da quel momento avrà nove mesi per comunicare ad Espero se intende o meno aderire, ma se non comunicherà nulla allora scatterà l’adesione automatica per silenzio-assenso, fatta salva la possibilità di esercitare il diritto di recesso entro i 30 giorni successivi alla comunicazione di adesione che riceverà da Espero.
L’accordo è immediatamente operativo per il personale a tempo indeterminato, ma nel testo è presente una dichiarazione congiunta per l’estensione del meccanismo di adesione al Fondo tramite silenzio-assenso anche al personale a tempo determinato (da notare un probabile refuso nel testo che indica nel 1° settembre 2023 il termine entro cui valutare la possibilità di estensione, ma poiché tale termine è già trascorso si ritiene che il termine effettivo possa essere il 1° settembre 2024).
di KATIA PIEMONTESE
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