Crepet: “quando un matrimonio diventa funerale di un’idea di Occidente, ma io non posso assistere a questo declino"
- La Redazione
- 1 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 4 lug
Lo psichiatra Crepet attacca il matrimonio-show del miliardario: “Un evento che esalta soldi, visibilità e vuoto culturale. Questo modello educativo è tossico. Così si tradisce ogni valore”.

“Io ho a cuore l’educazione”. È da qui che parte, senza mezzi termini, l’affondo di Paolo Crepet sulle nozze ultra-mediatiche di Jeff Bezos. Lo psichiatra e sociologo, in un'intervista rilasciata al quotidiano Il Corriere della Sera, non le definisce solo esagerate, ma qualcosa di molto più grave: “Sono il funerale di un’idea di Occidente che un tempo educava al pensiero, alla bellezza, alla cultura”.
Non è il matrimonio miliardario a interessarlo ma il tipo di immaginario che questo evento costruisce e diffonde: un mondo dove visibilità, denaro e apparenza prendono il posto del pensiero, della bellezza e della profondità.
Tre giorni di festa tra yacht, lusso sfrenato, corpi esibiti, celebrità e sfilate di influencer. Gli ingredienti che per Crepet sono un messaggio velenoso, ingredienti che sottolineano che tutto è soldi e che la cultura è finita, non se ne parla proprio.
Quindi ciò che colpisce l'esperto non è tanto il fasto quanto l’assenza totale di cultura. “La cultura non c’è, non è nominata”, osserva. E lo dice con amarezza, la Venezia di oggi, piegata all’idolatria dei ricchi e famosi, è una città da cui Visconti sarebbe fuggito e in cui Peggy Guggenheim non avrebbe mai portato Pollock.
Cresciuto in un’Italia che educava, Crepet osserva oggi con inquietudine un ribaltamento valoriale che considera pericoloso per i giovani: “Padri che insegnano ai figli che tutto dipende da quanto si guadagna”.
Anche lo sguardo critico degli oppositori non lo convince fino in fondo: “Mi interessa chi produce pensiero.. Il rischio, sottolinea l'esperto, è che tutto finisca nel circuito tossico apparenza-denaro-rabbia, senza alternative.
Quello che manca, insomma, è una contro-narrazione forte, capace di restituire ai giovani un altro orizzonte: la libertà intellettuale, la sobrietà, la bellezza non vendibile. Alla fine, Crepet lancia un monito che ha poco di nostalgico e molto di urgente: “Se l’educazione viene sostituita dall’apparenza, l’Occidente è finito. E io non voglio partecipare a questo declino”.
di NATALIA SESSA
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