CREPET: “DONARE IL NOSTRO TEMPO PRODUCE UN’ENORME EMOZIONE ”, È IL GRANDE DONO CHE FACCIAMO PRIMA DI TUTTO A NOI STESSI
- La Redazione
- 5 mag
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Aggiornamento: 6 mag
“Il rito del donare è complesso, a volte lo si fa con spontaneità, altre volte il dono maschera una necessità ricattatoria: donare non è gratuito, richiede sempre qualche altra cosa in cambio..."

È più facile chiedere un motorino o una carezza? E quanto tempo ci vuole per comprare un motorino, quanto per accarezzare o farsi accarezzare se per anni non è accaduto?
Dedicare tempo, amorevolezza e cura all’altro costa caro. Costa vivere di emozioni, di paure, di gioie, costa mettere in gioco i propri sentimenti.
Abbiamo perso l’abitudine di donare gesti semplici ma ricchi di significato, a tal riguardo l’esperto Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, afferma: “il rito del donare è complesso, a volte lo si fa con spontaneità, altre volte il dono maschera una necessità ricattatoria: donare non è gratuito, richiede sempre qualche altra cosa in cambio. In questo rito si incrociano linguaggi diversi: quello del dare e del chiedere, del donare e del ricevere. Troppo spesso l’oggetto diventa la soluzione più semplice, ubbidisce ad una richiesta inconscia di bilanciare un rapporto tra persone che si avverte squilibrato. Lo dovrebbe sapere bene chi fa l’educatore. Se un insegnante potesse visitare la camera da letto di un suo piccolo alunno capirebbe molte cose, ad esempio, contando gli oggetti stipati sopra il tavolino o sul letto: se sono tanti, troppi, allora c’è qualcosa che non va. Troppi orsacchiotti e troppe bambole potrebbero rappresentare una richiesta di perdono da parte dei genitori: per essere stati latitanti o poco disponibili o distratti.”
Sappiamo quanto sia duro svolgere il ruolo del genitore, e a volte , la mancanza di tempo e di attenzione producono nei rapporti con i figli delle fratture inevitabili. Quando si creano delle lacune affettive spesso si ricorre ai ripari, riempiendo i vuoti con regali e oggetti materiali. Questo educa ad una cultura che riduce i rapporti umani a merce di scambio, atteggiamento che crea nei figli e nei genitori un senso di insaziabilità, i figli inizieranno a pensare che il mancato affetto possa riempirsi di inutili oggetti e i genitori per placare il loro enorme senso di colpa si ritroveranno a esaudire ogni richiesta dei figli.
Ma cosa si nasconde realmente dietro ad una richiesta? Spesso dietro a questa si nasconde la sofferenza di un bambino che chiede semplicemente di ricevere presenza affettiva vera e piena. A tal proposito l’esperto afferma: “ Se un genitore, con un po’ di coraggio, invece di comperare un oggetto costruisse alternative che implicano la propria diretta disponibilità, si accorgerebbe che molte volte la richiesta di un dono altro non è che la richiesta di una presenza affettiva.
Il regalo è dunque spesso la forma più semplice ed efficace per tacitare questa richiesta. I doni spesso si fanno proprio perché non richiedono molto a chi li fa, solo i soldi. Se i ragazzi crescono vedendo elusa ogni richiesta attraverso il dono di un oggetto, saranno portati a idolatrare gli oggetti a scapito delle relazioni. Si potrebbe regalare qualcos’altro , la disponibilità del nostro tempo, ad esempio: un piccolo regalo capace di produrre un’enorme emozione.”
Dietro ad un regalo alcune volte si nasconde una vera e propria deresponsabilizzazione genitoriale. I negozi sono pieni di oggetti da poter regalare, e come afferma l’esperto, questi richiedono "solo i soldi" e nascondono la sicurezza, la certezza di piacere senza neanche troppi impegni. Crepet a riguardo afferma: ”Nella nostra cultura il linguaggio del dono rischia dunque di ridursi a scambio, a baratto tra oggetti e rassicurazioni. Gli oggetti sostituiscono il sentire, intuire; l’emotività e l’accettarci nella nostra individuale differenza portano alla omogeneizzazione.
Ogni affetto si dissolve nella semplificazione terrificante di silenzi esistenziali dove risuona solo il valore del denaro. Impossibile comprendere turbamenti, sensi di ribellione, linguaggi trasversali usati per dire quello che non si riesce. Nessuno comprenderà più la diversità dell’altro, i suoi dolori, le sue paure e il suo desiderio d’affetto. Alla fine resta la solitudine, impacchettata con un nastro d’argento.”
Donare il proprio tempo alle persone non è semplicemente un dono per gli altri, è prima di tutto un dono per se stessi, che permette di ricevere un senso di sana compensazione e pienezza. Trascorrere del tempo e condividere emozioni con i nostri figli produce effetti incredibili. Farli sentire al centro del nostro mondo affettivo, in maniera equilibrata, crea un senso di appartenenza tale che nessun regalo, neanche il più costoso, potrà mai eguagliare.
di La Redazione
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