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Corsi sostegno INDIRE/Università: problemi e caos per le iscrizioni multiple. La parola al lettore...

Aggiornamento: 6 lug

Di fronte al contingentamento dei posti, molti docenti si iscrivono a più università per aumentare le chance, generando un problema economico e organizzativo difficile da gestire...


A seguire pubblichiamo una lettera di una nostra lettrice: "Gentile redazione, ho letto con grande interesse il vostro articolo sui corsi di sostegno INDIRE e sulle problematiche legate alle iscrizioni multiple a più università. Ho deciso di scrivervi perché, come docente interessata a questi corsi, mi sento profondamente preoccupata per questa situazione. In tutti i gruppi social in cui sono presente, in merito alla specializzazione per triennalisti e per specializzati all'estero, tanti affermano di aver effettuato iscrizioni a più università.

Io non dispongo di risorse economiche illimitate, al contrario di tanti miei colleghi, e sapere che ci sono docenti che si iscrivono a tre, quattro o addirittura cinque università per aumentare le proprie possibilità mi sembra ingiusto e scorretto. Questa pratica grava pesantemente sulle tasche di chi, come me, deve affrontare spese reali e limita le opportunità di chi invece vorrebbe competere in modo leale.

Spero che si possa intervenire con controlli più stringenti per garantire pari opportunità e riportare ordine in un sistema che rischia di diventare una vera e propria giungla."

Gentile lettrice riproponiamo una ricostruzione su quella che è la fase attuale dei percorsi di specializzazione per quanti hanno 3 anni di servizio e per gli specializzati all'estero.

Negli ultimi mesi si è acceso un forte dibattito sui corsi universitari per il sostegno – 40 CFU destinati ai cosiddetti triennalisti, ossia i docenti con almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque, e 36 o 48 CFU per coloro che hanno conseguito la specializzazione sul sostegno all’estero. Nati con l’intento di offrire percorsi di specializzazione, questi corsi stanno però sollevando non poche perplessità sul piano economico e organizzativo, tanto da far parlare, con crescente insistenza, di un vero e proprio business milionario. Al centro delle polemiche c’è il contributo obbligatorio per la presentazione della domanda di ammissione, che si aggira mediamente intorno ai 100 euro per ciascun ateneo. Una quota richiesta anche in caso di mancata ammissione, che ha un impatto economico significativo sui candidati, soprattutto perché i posti disponibili sono contingentati.

Di fronte alla limitazione numerica, molti aspiranti corsisti, da quanto emerge dal web e dai vari gruppi, stanno tentando la sorte iscrivendosi a più percorsi e quindi a più università contemporaneamente, per non rischiare di restare esclusi. Un comportamento che, seppur contrario alle regole – che prevedono l’iscrizione ad un solo ateneo – risulta difficile da monitorare in assenza di controlli incrociati tra le università.

Un incasso milionario… e fuori controllo

Secondo le stime fornite dal Ministro Valditara nel maggio 2024, i docenti potenzialmente coinvolti in questi percorsi sarebbero circa 85.000. Se ognuno presentasse una sola domanda, si parlerebbe di 8,5 milioni di euro raccolti attraverso i soli contributi di partecipazione.


Ma la realtà, stando a quanto emerge online, è ben diversa. Si parla di docenti che si stanno iscrivendo anche a quattro o cinque università, nella speranza di aumentare le possibilità di essere ammessi. Se queste cifre fossero confermate, il totale incassato dagli atenei potrebbe moltiplicarsi per tre, quattro o perfino cinque volte, superando i 30 milioni di euro.

Una somma rilevante, opaca, e priva di controlli: non esistono, infatti, strumenti per incrociare i dati tra le università e verificare se un candidato ha presentato più domande, violando così il principio della candidatura unica.


Tre nodi critici che alimentano il paradosso

  1. Una cifra potenzialmente fuori scala. Gli 8,5 milioni iniziali sono una stima al ribasso. Considerando le iscrizioni multiple, il sistema rischia di generare un giro d'affari da decine di milioni di euro, senza alcuna garanzia di trasparenza sull’uso dei fondi raccolti.

  2. Non si tratta della quota di iscrizione al corso. È fondamentale chiarire che questi contributi da 100 euro non danno diritto a frequentare il corso, ma servono esclusivamente per partecipare alla selezione. Chi non supera le prove o resta fuori per mancanza di posti perde la somma versata, con effetti economici pesanti per molti.

  3. Un sistema evitabile: L'intero meccanismo poteva essere gestito in modo molto più equo, sulla scia del modello dei 30 CFU ex art. 13, che non prevedeva numero chiuso né contributi per accedere alla selezione. Una gestione più inclusiva e lineare avrebbe ridotto l’ansia, i costi e il caos attuale.

Specializzazione o selezione economica?

In un momento in cui la scuola italiana ha un estremo bisogno di docenti di sostegno preparati e motivati, ci si chiede se un sistema del genere non finisca per premiare chi ha maggiore disponibilità economica anziché valorizzare merito, esperienza e reale necessità.

Serve chiarezza normativa, trasparenza nella gestione dei fondi e soprattutto un sistema più equo che non trasformi la specializzazione sul sostegno in una corsa a ostacoli per pochi “fortunati” disposti a pagare più volte per tentare la sorte.



di LA REDAZIONE



1 commento


Valerio Di Renzo
06 lug

Buongiorno. Se non erro la stessa metodologia è stata adottata per l' abilitazione da 60 , 30 CFU, in cui si richiedeva per accedere all' iscrizione al corso il versamento di 150 euro, con l' aggravante di perdere la cifra versata se non si arrivava a soddisfare i requisiti richiesti, datosi che i posti a disposizione erano prefissati.

Che dire, in Italia si fanno tante polemiche e proteste di vario genere, soprattutto nei commenti sui social, ma niente di veramente incisivo, perché, in fin dei conti, ognuno vive egoisticamente nel suo orticello, nell' attesa di portare a compimento i propri interessi e le proprie aspettative, specie nel mondo della scuola; ma forse è giusto così, perché accanirsi tanto per gli,…

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