Bullismo e cyberbullismo, il decreto è legge: ora serve un’alleanza vera tra adulti per salvare i nostri figli
- La Redazione
- 11 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Il decreto è un passo avanti. Ma la vera rivoluzione sarà quando cominceremo a chiederci, ogni giorno: sto educando al rispetto? Non solo a scuola, non solo a casa. Ovunque...

Il decreto legislativo appena approvato dal Consiglio dei Ministri non è solo un testo giuridico. È un segnale. Un richiamo forte alla coscienza collettiva, un invito a smettere di guardare dall’altra parte. Bullismo e cyberbullismo non sono più emergenze marginali, ma sintomi evidenti di un disagio che cresce tra i nostri giovani, troppo spesso ignorato o banalizzato.
Il ministro Giuseppe Valditara parla di un “importante tassello nella promozione della cultura del rispetto”. E ha ragione. Perché oggi, in un’epoca in cui le parole feriscono più dei pugni e gli insulti viaggiano alla velocità del Wi-Fi, il rispetto non può più essere un optional educativo.
Ma attenzione: nessuna legge da sola può salvare una generazione. Il decreto introduce strumenti preziosi — un numero verde per le vittime, attività di prevenzione nelle scuole, responsabilità civile per i genitori — ma sarà l’uso culturale ed educativo di queste misure a determinarne l’efficacia.
Serve una svolta. Una vera alleanza educativa tra scuola e famiglia, tra adulti che scelgono di educare, non solo di proteggere. Tra insegnanti che sanno ascoltare i silenzi e genitori che non si voltano dall’altra parte quando il figlio cambia sguardo. Perché ogni atto di bullismo ha due facce: il dolore di chi lo subisce e il grido (spesso inascoltato) di chi lo infligge. E poi c’è la rete. Quella zona grigia dove tutto sembra lecito, dove un “meme” può diventare umiliazione pubblica, dove l’identità viene distrutta a colpi di emoji. In questo spazio digitale serve un’educazione nuova, fatta non di divieti, ma di consapevolezza, responsabilità e cura.
Il decreto è un passo avanti. Ma la vera rivoluzione sarà quando cominceremo a chiederci, ogni giorno: sto educando al rispetto? Non solo a scuola, non solo a casa. Ovunque.
di NATALIA SESSA
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