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È GIUSTO CHE GLI ALUNNI MERITEVOLI ABBIANO UN PREMIO ECONOMICO?

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

Ecco quanto dichiara la segretaria generale FLC CGIL Veneto, Marta Viotto, sulla decisione di alcuni istituti di Padova di premiare economicamente gli studenti meritevoli


Cosa s’intende per scuola del merito? È giusto che gli studenti meritevoli vengano premiati economicamente? La scuola del merito potrebbe creare competizione e disuguaglianze, annullando lo spirito di collaborazione e cooperazione tra alunni.


“Prima di tutto è doveroso capire le motivazioni che hanno spinto gli organi interni, Collegio dei Docenti e Consiglio d’Istituto, a percorrere questa strada. Ci rifiutiamo infatti di credere che siano stati mossi da logiche pubblicitarie finalizzate a vendere al meglio un prodotto, nella logica sbagliata di concorrenza fra istituti.

Se così fosse sarebbe la stessa idea di scuola che ispira il Governo in carica, che intende riconoscere a lavoratrici e lavoratori del comparto una serie di bonus premiali, senza mai intervenire in maniera seria sugli adeguamenti salariali e sulle condizioni lavorative, incrementando gli organici e riducendo il numero di alunni per classe.



Non c’è nulla di più sbagliato e controproducente che puntare sulla competizione tra lavoratori anziché sulla cooperazione e sulla crescita collettiva.

Per quanto riguarda la Flc Cgil, ribadiamo per l’ennesima volta che la scuola pubblica ha come suo compito fondamentale quello stabilito dalla Costituzione: contribuire a rimuovere gli ostacoli che limitano l’uguaglianza di tutti i cittadini.

E basta guardare ai dati sulla dispersione scolastica, al basso numero di laureati (siamo tra i peggiori in Europa, sotto questo aspetto) e a tantissimi ragazzi che né studiano, né lavorano per capire che non sarà la retorica del merito a risolvere questi problemi. Serve piuttosto una scuola inclusiva che formi cittadini liberi e consapevoli. Servono investimenti che rafforzino uno dei pilastri fondamentali del nostro welfare.

Quando abbiamo contestato il cambio del nome del Ministero dell’Istruzione, non lo abbiamo fatto per formalismo, ma perché sapevamo che annunciava un peggioramento ulteriore della situazione che abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni, con una scuola sempre più funzionale al mercato e sempre meno legata ai valori che ispirano la nostra Carta costituzionale”.



di ISABELLA CASTAGNA


contatti: redazione@ascuolaoggi.it - info@ascuolaoggi.it



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